Sì, ci sono alcuni neonazisti in Ucraina, sia antirussi sia filorussi. No, l’Ucraina non ha bisogno di una “denazificazione”.
di Massimo Introvigne
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È ora il momento di trarre alcune conclusioni dai sei articoli che ho dedicato alla questione del nazismo in Ucraina. Essi mostrano che la propaganda russa è solo propaganda, e la propaganda di guerra è raramente informativa.
Il nazionalismo ucraino e il movimento del XIX secolo per un’Ucraina indipendente avevano una componente antisemita, ma l’antisemitismo era purtroppo comune quasi ovunque a quel tempo. In una precedente serie di Bitter Winter sull’omicidio rituale, dedicata alla falsa “accusa del sangue” secondo cui gli ebrei uccidono i bambini cristiani per usare il loro sangue in riti esoterici, ho discusso il processo Beilis del 1913. Fu uno dei peggiori casi di accusa del sangue, e accadde a Kiev. Ma è anche vero che una giuria di comuni cittadini di Kiev alla fine trovò il coraggio di dichiarare l’imputato ebreo, Menahem Mendel Beilis (1874-1934), non colpevole.
Ci furono orribili pogrom in Ucraina, anche nel breve periodo della Repubblica Ucraina indipendente del 1917-1920, ma ci furono pogrom anche in Russia. Come cattolico mi vergogno del ruolo che vescovi e preti cattolici, anche nell’Ucraina occidentale, hanno avuto nel diffondere l’antisemitismo. Tuttavia, anche questa non è una peculiarità dell’Ucraina, poiché i cristiani hanno diffuso l’antisemitismo in diversi Paesi. Sono stati militanti antisemiti russi ortodossi a creare i famigerati “Protocolli dei Savi di Sion” e produrre altro materiale antisemita che continua a circolare a livello internazionale.
La storia dell’Ucraina dopo la fine dell’indipendenza nel 1920 è dominata dalla tragedia dell’Holodomor, la carestia artificiale creata da Stalin per sterminare i piccoli proprietari terrieri ucraini. Sospettava che altrimenti avrebbero continuato a sostenere il separatismo e l’indipendentismo. Anche se fu menzionato da alcuni media occidentali quando accadde, l’Holodomor, che sterminò tre milioni e mezzo di ucraini, fu ignorato per decenni in Occidente; al massimo, se ne occupavano pochi studiosi. Molti degli ucraini che furono così fortunati da sopravvivere lo fecero portandosi negli occhi per tutta la vita le terribili immagini dei loro vecchi e bambini che morivano lentamente e dolorosamente di fame, mentre i soldati sovietici impedivano loro con la forza di spostarsi nelle zone vicine dove il cibo era disponibile.


Questo orribile genocidio, che la maggior parte degli occidentali ignora, spiega, anche se non giustifica, perché un numero considerevole di ucraini, inclusi leader politici come Stepan Bandera e vescovi e preti cattolici, si schierò con la Germania nazista quando invase l’Unione Sovietica. Credevano ingenuamente che combattendo con la Germania e proclamando la loro fedeltà al nazismo avrebbero restaurato l’indipendenza ucraina. I nazisti non avevano questa intenzione, consideravano gli ucraini come parte di una razza inferiore, e una volta conquistata l’Ucraina arrestarono Bandera e lo deportarono nel campo di concentramento di Sachsenhausen (i suoi due fratelli furono condotti ad Auschwitz, dove morirono).
Eppure, la maggior parte dei “banderisti” continuò a combattere con i tedeschi, considerati come il minore dei due mali, contro i russi. Tragicamente e vergognosamente, come un vecchio mostro che si risvegliava, il vecchio impulso antisemita dei nazionalisti ucraini emerse di nuovo, e molti “banderisti” divennero complici dello sterminio nazista degli ebrei ucraini. Dopo la guerra, gruppi di “banderisti” presero la via delle foreste e continuarono a combattere i russi, finché Bandera, che viveva in esilio in Germania, fu ucciso da un agente del KGB nel 1959.


Quando gli ucraini oggi commemorano Bandera e i “banderisti” onorano la loro lotta per l’indipendenza e contro i sovietici, non la loro collaborazione con i nazisti. Man mano che l’Ucraina si integra con i Paesi dell’Unione Europea, la maggioranza della sua popolazione, come attestano i sondaggi, diventa sempre più favorevole a riesaminare criticamente il ruolo di Bandera e dei suoi seguaci, e ad eliminare i monumenti e altri tributi a coloro che hanno collaborato con i nazisti. Gli amici dell’Ucraina non possono che incoraggiarla in questo sforzo necessario. Tuttavia, le indebiti pressioni della Russia, che marchia come “nazisti” tutti coloro che hanno combattuto contro i sovietici, rendono questa purificazione della memoria storica non più facile, ma più difficile.
Nell’Ucraina indipendente, come in tutti gli altri Paesi europei, compresa la Russia, sono nati piccoli movimenti di estrema destra, alcuni dei quali neonazisti. Piuttosto che anziani collaboratori dei nazisti nella Seconda guerra mondiale, i loro leader erano giovani che non avevano mai conosciuto il nazismo storico, e un numero significativo dei loro militanti è stato reclutato, come è successo in altri paesi, tra le frange violente dei tifosi di calcio, principalmente tra i sostenitori, in maggioranza di lingua russa, dello Shakhtar Donetsk (ma anche tra frange di tifosi di altre squadre, compresi gli ultras razzisti e “sudisti” della Dinamo Kiev). Questi nuovi nazisti non hanno preso di mira gli ucraini di lingua russa (molti di loro erano essi stessi di lingua russa) ma gli immigrati e gli studenti stranieri, gli ebrei, e la minoranza rom. Anche se ridotti di numero, i neonazisti sono sicuramente pericolosi, e hanno commesso vari omicidi.


I risultati elettorali dimostrano che gli estremisti di destra non hanno mai rappresentato più di una piccola minoranza degli ucraini. Quando sono riusciti ad ottenere qualche risultato migliore, e ad eleggere membri al Parlamento, i partiti e i candidati di destra lo hanno fatto non “grazie alle” ma “nonostante” le connessioni naziste ed estremiste, che hanno cercato di nascondere o hanno ripudiato.
I veri movimenti estremisti non devono poi essere confusi con le false organizzazioni naziste create, quando la tensione con la Russia è aumentata, da agenti provocatori infiltrati negli ambienti di destra dai servizi segreti russi, come dimostra il caso di Eduard Kovalenko.
I piccoli movimenti neonazisti non hanno giocato alcun ruolo importante nella Rivoluzione arancione del 2004, ma hanno avuto un’opportunità inaspettata quando gli atteggiamenti filorussi del presidente Viktor Yanukovych hanno portato alla rivoluzione dell’Euromaidan del 2013-2014 e alla sua estromissione dal potere. Tra l’altro, Yanukovych aveva cercato di mettere a tacere le commemorazioni dell’Holodomor, sostenendo che si trattava di una comune carestia che aveva colpito vari Paesi, e che “incolpare uno dei nostri vicini [la Russia] per questo è ingiusto”. Come hanno notato alcuni studiosi accademici, ancora una volta molti non ucraini non hanno capito l’enormità della posizione di Yanukovych per l’Ucraina. Era come se un presidente di Israele si fosse dichiarato un negazionista dell’Olocausto.


Gli estremisti di destra, compresi alcuni neonazisti, hanno partecipato all’Euromaidan, ma non hanno mai rappresentato la maggioranza, e nemmeno una minoranza molto significativa, dei manifestanti. Tuttavia, quando la Russia ha invaso la Crimea nel 2014 e ha creato le pseudo-repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk, dando inizio alla guerra del Donbass, alcuni neonazisti, che avevano una formazione paramilitare ed erano pronti a combattere, hanno partecipato alla creazione di unità di volontari, tra cui il battaglione Azov che si è distinto per il suo coraggio durante la riconquista di Mariupol. Il Battaglione Azov aveva a quel tempo 400-450 membri. È stato poi incorporato nella Guardia Nazionale Ucraina, è diventato un reggimento, ed è cresciuto fino a comprendere circa 2.500 soldati.
Da un lato, alcuni dei principali fondatori del Battaglione avevano almeno una “preistoria” nazista, che hanno cercato senza successo di nascondere e che ha influenzato la scelta del logo dell’Azov, il quale ha sia associazioni neopagane sia naziste. D’altra parte, non tutti i combattenti originali del 2014, forse neppure la maggioranza, erano neonazisti. Quando il Battaglione è stato incorporato nella Guardia Nazionale e ampliato, i neonazisti hanno finito per rappresentare solo una piccola minoranza dei suoi soldati, anche se sono tuttora presenti e il simbolismo originario è stato mantenuto. Tuttavia, il principale studioso accademico occidentale del Battaglione Azov, Andreas Umland, ha insistito che chiamare il Battaglione (ora Reggimento) Azov “nazista” o “neonazista” è sbagliato.


Come scrive Umland, la nuova rilevanza dei neonazisti antirussi “non si sarebbe verificata senza la sempre più distruttiva interferenza russa negli affari interni ucraini che ha portato agli eventi del 2014. La crescente domanda sociale di patriottismo militante ha fornito agli attivisti di estrema destra, precedentemente marginali, un nuovo spazio politico”.
In un mondo ideale, il Battaglione Azov, che molti ucraini ammirano non per le sue radici neonaziste ma per il suo coraggio in guerra, potrebbe modificare le sue insegne e forse anche il suo nome, e sottrarre un argomento prominente alla propaganda russa. Tuttavia, è improbabile che questo avvenga nel bel mezzo di una guerra.
All’insaputa di molti media occidentali, non tutti i neonazisti ucraini, né tutti i neonazisti russi che si sono trasferiti in Ucraina, né tutti i combattenti stranieri di destra venuti in Ucraina per combattere nella guerra del Donbass si sono schierati con gli ucraini. Alcuni si sono schierati con la Russia, Putin e i separatisti filorussi del Donbass. Anche se statistiche precise sono ovviamente difficili, tanto più per la guerra del 2022, un importante studioso del neonazismo russo e ucraino, Vyacheslav Likhachev, ritiene che nella guerra del Donbass iniziata nel 2014 “nel complesso, i membri dei gruppi di estrema destra hanno giocato un ruolo molto più importante dal lato russo del conflitto che da quello ucraino”.


Tutto questo non equivale a negare che l’Ucraina, come molti altri Paesi, compresa la Russia di Putin, abbia un problema con una piccola minoranza neonazista i cui membri hanno diffuso deprecabili idee razziste e antisemite e commesso gravi crimini. È tuttavia falso che il governo dell’Ucraina, il cui presidente è un ebreo, promuova o tolleri le ideologie naziste. È assolutamente falso che l’Ucraina sia dominata dai nazisti, che i nazisti siano una percentuale significativa di coloro che combattono contro i russi, e che l’Ucraina abbia bisogno di una “denazificazione” forzata.
Secondo gli stessi standard anche la Russia, che ha la sua percentuale di nazisti sia in patria sia tra coloro che hanno combattuto e combattono dalla sua parte in Ucraina nel 2014 e nel 2022, avrebbe bisogno di una “denazificazione”. Mentre la questione del neonazismo sia in Russia sia in Ucraina merita ulteriori studi accademici, usarla come pretesto per giustificare una guerra di aggressione contro un altro paese è solo parte di una propaganda che è tanto disonesta quanto vergognosa.