La protezione giuridica del segreto della confessione e di pratiche simili, anche quando è stato confessato un reato, sopravviverà all’attuale assalto?
di Massimo Introvigne
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In questa serie di articoli, ho recensito nel dettaglio il libro “Religious Confession and Evidential Privilege in the 21st Century” (Shepherd Street Press, Cleveland, Queensland, 2021), curato da Mark Hill e A. Keith Thompson. È la trattazione più completa fino ad oggi di una questione cruciale: se le leggi che proteggono i ministri di tutte le religioni dal rivelare quanto hanno appreso dai fedeli nel contesto di una confessione sopravviveranno, come io penso sarebbe giusto, all’attuale assalto di coloro che vogliono abrogarle dopo gli scandali dei preti cattolici pedofili.
Nell’articolo precedente, ho esaminato l’ultimo capitolo del libro, di Eric Lieberman, il quale sostiene che la protezione del segreto della confessione negli Stati Uniti si basa su principi costituzionali piuttosto che sulla giurisprudenza. Come tale, dovrebbe proteggere tutte le religioni a prescindere dal fatto che le loro pratiche confessionali siano o meno simili alla confessione cattolica, che era stata l’oggetto dei primi casi decisi dai tribunali americani. Lieberman conclude anche che per queste ragioni all’auditing, che è la pratica religiosa centrale di Scientology, sarà probabilmente concessa dai tribunali americani la stessa protezione che hanno garantito alla confessione cattolica.
Sono d’accordo con la conclusione di Lieberman, anche se non affronta la questione, discussa da altri autori del libro, dell’introduzione di eccezioni al segreto della confessione nei soli casi di abuso sessuale su minori, che sono ora parte delle leggi dell’Irlanda e di diversi Stati australiani e americani, e sono promosse altrove. Mentre l’indignazione contro le autorità religiose che hanno coperto casi di abusi sessuali è comprensibile, personalmente sono d’accordo con coloro che hanno sostenuto nel libro che queste leggi aprono una breccia nel muro che protegge il segreto della confessione, il che può portare ad altre brecce finché il muro crollerà del tutto.
Il libro affronta questioni che vanno oltre la confessione. Come sociologo, mi viene in mente il famoso articolo del 1906 di Georg Simmel (1858-1918) “The Sociology of Secrecy and of the Secret Societies” (“American Journal of Sociology” 11:441-98), che includeva molte osservazioni utili ma alla fine ha alimentato una cultura di diffidenza e sospetto contro tutte le organizzazioni religiose (e non religiose) che mantengono segreti. Come ha dimostrato Wouter Hanegraaff nel suo “Esotericism and the Academy: Rejected Knowledge in Western Culture” (Cambridge University Press, Cambridge 2012), il sospetto contro i segreti è antico quanto il protestantesimo. I segreti, credevano i primi protestanti, erano una caratteristica delle religioni pagane, erano stati usati per nascondere l’immoralità, ed erano passati nel cattolicesimo romano. Più tardi, i filosofi illuministi e gli ideologi marxisti videro il segreto come qualcosa che solitamente nascondeva cospirazioni illiberali o di destra contro il progresso o il socialismo.
Lo storico americano David Brion Davis (1927-2019), in un altro articolo di riferimento, che pubblicò nel 1960 (“Some Themes of Counter-Subversion: An Analysis of Anti-Masonic, Anti-Catholic, and Anti-Mormon Literature”, “Mississippi Valley Historical Review” 47:205-24), sostenne che questa secolare sfiducia nel segreto portò i protestanti americani a un’opposizione militante e talvolta violenta nel XIX secolo contro tre segreti che consideravano immorali e sinistri, rispettivamente il segreto delle logge massoniche, della confessione cattolica e dei riti del tempio mormone.
Più tardi, prevalse un maggiore spirito di dialogo, e la società sembrò accettare l’insegnamento degli studiosi secondo cui il segreto è intrinseco alla spiritualità, e la religione non può svolgere il suo ruolo senza la riservatezza di certe pratiche, che le leggi dovrebbero proteggere e garantire come parte della libertà religiosa. Alla fine del XX e nel XXI secolo, tuttavia, gli attacchi terroristici perpetrati usando o abusando del nome dell’Islam, la crisi dei preti pedofili nella Chiesa cattolica e le campagne contro le “sette” hanno fatto rinascere vecchie teorie secondo cui i segreti religiosi sono qualcosa di sinistro e nascondono attività illegali.
Internet ha anche creato un’illusione di totale democratizzazione e apertura. Nel Vangelo di Matteo 10,27 Gesù dice ai suoi discepoli: “Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti”, un brano che è stato erroneamente interpretato per sostenere che nel cristianesimo non ci dovrebbero essere segreti. Sembra che oggi Internet ci dica: “Quello che hai ascoltato all’orecchio, pubblicalo subito sul tuo blog o su Facebook”.
Forse agli studenti dovrebbero essere tenuti dei corsi utilizzando il libro di Hill e Thompson insieme a “Copyrighting God: Ownership of the Sacred in American Religion”, un testo del 2019 di David Ventimiglia (Cambridge University Press, Cambridge 2019). L’affermazione oggi di moda ma falsa esaminata da Ventimiglia, che nulla di quanto è pubblicato da una religione dovrebbe essere protetto dal diritto d’autore, perché la religione dovrebbe poter essere liberamente usata e anche abusata da tutti, si basa sulla stessa logica della tesi secondo cui nulla in una religione dovrebbe essere segreto o riservato. Non a caso, il libro di Ventimiglia discute anche le teorie dei nemici del copyright che criticano la Chiesa di Scientology, anche se non sono sicuro di essere d’accordo con le sue conclusioni.
La mia opinione personale sulla controversia a proposito della confessione è che le leggi che offrono una protezione speciale al sacramento cattolico della riconciliazione e ai suoi equivalenti nelle Chiese ortodosse orientali, anglicane e luterane, probabilmente non sopravviveranno alla crisi del clero pedofilo, né a un mondo occidentale in cui, in un Paese dopo l’altro, i membri attivi delle Chiese cristiane tradizionali stanno diventando minoranza. L’Italia potrebbe rimanere un caso speciale, perché la protezione della confessione è parte di un Concordato che lo Stato ha firmato non con la Chiesa cattolica italiana, come spiegato in un precedente articolo di questa serie, ma con il Vaticano come Stato straniero, rendendolo un trattato internazionale. Anche altre limitate eccezioni geografiche potranno forse sopravvivere. In generale, comunque, le leggi speciali che proteggono il segreto della confessione di una Chiesa perché un tempo includeva la maggioranza della popolazione di un Paese potrebbero diventare una cosa del passato prima di quanto molti credano.
Allo stesso tempo, sia i principi costituzionali sia le convenzioni internazionali sulla libertà religiosa continueranno probabilmente ad essere applicati per riconoscere che le pratiche religiose per le quali è essenziale una riservatezza assoluta, come la confessione cattolica o ortodossa, o l’auditing di Scientology, dovrebbero rimanere protette e sopravvivere a quello che Thompson, il co-editore del libro, chiama il “panico morale” sull’abuso sessuale dei minori.
L’espressione “panico morale” va spiegata, poiché sia Thompson sia il sottoscritto, così come gli altri autori del libro, concordano sul fatto che gli abusi sessuali su minori da parte di membri del clero sono una realtà orribile. Il panico morale opera quando preoccupazioni legittime sono usate in modo improprio per demolire uno dei fondamenti della libertà religiosa, il rispetto del segreto della confessione. Le Chiese, d’altra parte, possono e devono contribuire a disinnescare il panico morale affrontando le questioni degli abusi sessuali con più onestà e trasparenza di quanto alcune di esse abbiano fatto in passato. Credo che dovrebbero anche accettare che le vecchie leggi speciali introdotte per proteggere Chiese “nazionali” scompariranno (quasi) ovunque, e concentrarsi sulla difesa della libertà religiosa e di un segreto della confessione protetto per tutte le religioni.
Tuttavia, la trasparenza assoluta è un mito. Come dimostra il libro di Hill e Thompson, il segreto della confessione non protegge solo, e forse nemmeno principalmente, le religioni e i ministri di culto. Protegge i peccatori, cioè tutti noi, che non dovremmo essere privati della confortante certezza che c’è un posto al mondo dove possiamo parlare liberamente e riconoscere le nostre mancanze e malefatte, con la sicurezza che quello che diciamo non sarà riferito al poliziotto, all’esattore delle tasse o al pubblico ministero.
Senza questi porti franchi, siano essi gestiti dalla Chiesa Cattolica, dalla Chiesa Ortodossa o dalla Chiesa di Scientology, non solo i criminali perderanno quella che potrebbe essere la loro ultima possibilità di pentirsi, ma tutti noi dovremo rinunciare a una delle poche opportunità rimaste in questo mondo per guardare con sicurezza e onestà a noi stessi, ai nostri errori passati e alle nostre paure per il futuro.