Gli oppositori affermano che “persino i bambini” sono disassociati. Chiamano “bambini” anche chi ha 17 anni, e trasformano un evento raro (ma suscettibile di essere spiegato) in una questione di grande rilevanza.
di Massimo Introvigne
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Coloro che si oppongono ai Testimoni di Geova spesso raccontano storie in cui membri dell’organizzazione sono improvvisamente disassociati ed evitati. Affermano di rivelare aspetti dei Testimoni di Geova che sarebbero stati attentamente occultati in precedenza. Quella che sembrava una comunità amorevole e premurosa appare ora rigida e inflessibile. Ci sono anche storie terrificanti di “bambini” disassociati e quindi evitati nelle proprie case da genitori e fratelli. Come si vedrà, queste storie non sono vere, sebbene esistano rari casi di minori che vengono disassociati (ma sicuramente non sottoposti a shunning in casa).
Anche se gli apostati e gli attivisti anti-sette hanno la propria agenda, la realtà è spesso alquanto diversa. Coloro che aderiscono ai Testimoni di Geova sanno in anticipo che, se commetteranno delle trasgressioni gravi senza mostrare pentimento, rischieranno di essere disassociati. Sanno che lo shunning è una conseguenza della disassociazione. Questo non fa assolutamente parte di regole interne nascoste ai potenziali proseliti. Nel precedente articolo di questa serie ho spiegato come funziona lo shunning citando pubblicazioni dei Testimoni di Geova disponibili sul sito ufficiale jw.org, che chi sta pensando di aderire all’organizzazione è incoraggiato a consultare.
Non si diventa testimoni di Geova dalla sera alla mattina. Sebbene alcune nuove religioni o alcuni nuovi movimenti religiosi siano stati accusati di accettare nuovi membri dopo che questi avevano assistito a una sola riunione o persino a seguito di una breve conversazione con un missionario presso uno stand in strada, queste accuse non hanno senso se indirizzate ai Testimoni di Geova. I Testimoni, al contrario, mettono in guardia dall’essere frettolosi nel decidere di battezzarsi, sebbene, allorché una persona sia pronta, non dovrebbe nemmeno indugiare a compiere tale passo. Ad esempio, nella Torre di Guardia del marzo 2018, edizione per lo studio, si legge: “Prima di battezzarsi, una persona che studia la Bibbia deve conoscere bene Dio, il suo proposito e ciò che ha fatto per salvare l’umanità (1 Tim. 2:3-6). Poi, sulla base di questa profonda conoscenza, deve sviluppare la fede, che lo spingerà ad abbandonare ciò che Geova odia e a seguire le sue giuste norme (Atti 3:19). Naturalmente, una persona non può dedicarsi a Dio e nello stesso tempo fare qualcosa che la escluderebbe dal Regno, perché la sua dedicazione non sarebbe valida (1 Cor. 6:9, 10). Ma ubbidire alle alte norme morali di Geova non basta: chi vuole dedicarsi a lui deve anche frequentare le adunanze e partecipare in modo significativo all’opera di predicare e fare discepoli. Gesù disse che sarebbero stati i suoi veri discepoli a svolgere quest’opera (Atti 1:8)”.
In pratica questo significa che prima di poter chiedere d’essere battezzati i candidati saranno diventati “proclamatori non battezzati”, il che significa che avranno partecipato al ministero pubblico, per il quale i Testimoni di Geova sono noti, e avranno parlato ad altri delle loro dottrine. Anche per essere accettati per partecipare alle attività della congregazione in qualità di “proclamatore non battezzato” è necessario che l’individuo dia prima qualche prova di comprendere e accettare i princìpi biblici basilari, vivendo in armonia con essi. Quando chiede di essere battezzata, la persona normalmente si incontra due volte con gli anziani della congregazione; gli incontri durano un’ora ciascuno e rappresentano una sorta di valutazione con cui gli anziani si assicurano che coloro che chiedono di battezzarsi abbiano una comprensione sia degli insegnamenti sia delle pratiche dei Testimoni di Geova. Solo se gli anziani sono soddisfatti dell’esito degli incontri i candidati sono battezzati. Tra gli insegnamenti basilari che i candidati al battesimo devono conoscere e capire vi sono l’elenco dei peccati considerati gravi, la possibilità che i peccatori impenitenti siano disassociati e la conseguente applicazione dello shunning.


Gli oppositori hanno obiettato che, se questo è vero per coloro che aderiscono ai Testimoni di Geova da adulti, non è vero per i “bambini” nati nell’organizzazione. Questa obiezione può fare una certa impressione nei Paesi in cui le Chiese cristiane maggioritarie praticano il battesimo dei bambini, chiamato anche pedobattesimo; quelle Chiese, cioè, in cui i bambini sono battezzati il prima possibile dopo la nascita. È il caso del cattolicesimo romano, della Chiesa ortodossa orientale e di molte denominazioni protestanti, ad eccezione delle confessioni nate dalla cosiddetta “Riforma radicale” (spesso di natura “anabattista”, vale a dire “senza battesimo [dei bambini]”), dei battisti e di alcuni pentecostali.
Dal momento che in molti Paesi la maggioranza dei cristiani considera normale il battesimo dei bambini, il fatto che i Testimoni di Geova non lo pratichino potrebbe non essere noto o non essere preso in considerazione. I Testimoni di Geova fanno parte di quei gruppi cristiani minoritari che ritengono che coloro che praticano il pedobattesimo interpretino la Bibbia in maniera errata. Nella Torre di Guardia del 1° ottobre 2011, per esempio, si sosteneva con decisione che “Gesù non disse che i neonati vadano battezzati”, e si osservava: “Quelli che vengono battezzati devono quindi essere discepoli di Gesù, ovvero persone che lo hanno conosciuto e hanno deciso di seguirlo. Ovviamente nessun neonato può prendere una simile decisione”. Vi sono decine di altri passi in cui i Testimoni di Geova criticano il battesimo dei bambini.


Pertanto, essere nati in una famiglia di Testimoni di Geova non significa essere automaticamente considerati Testimoni di Geova. Chi è figlio o figlia di genitori Testimoni di Geova e vuole aderire all’organizzazione (e non tutti fanno questa scelta) segue il medesimo iter di qualsiasi altro candidato al battesimo. L’edizione per lo studio della Torre di Guardia del 1° luglio 2006 si rivolgeva direttamente ai figli di genitori Testimoni: “Ragazzi, dovreste capire che né i vostri genitori né gli anziani cristiani della congregazione vi forzeranno a battezzarvi. Dovete essere voi a desiderare di servire Geova”.
I critici sostengono di avere conosciuto talvolta persino dei ragazzi di dieci anni che sono stati battezzati. Dall’osservazione mia e di altri studiosi è emerso che, sebbene esistano, casi del genere sono relativamente rari. Nelle società moderne i giovani raggiungono la maturità a età diverse per via delle varie circostanze che si verificano nelle diverse zone del mondo. I Testimoni di Geova riconoscono questo fatto. L’edizione per lo studio della Torre di Guardia del marzo 2018 affermava: “Ovviamente ogni figlio è diverso: non tutti maturano alla stessa velocità o alla stessa età. Alcuni, pur essendo piccoli, sono abbastanza maturi dal punto di vista mentale ed emotivo, ed esprimono il desiderio di battezzarsi. Altri potrebbero essere pronti per il battesimo solo quando sono un po’ più grandi. I genitori saggi, quindi, non fanno pressioni sui figli affinché si battezzino”. Il libro I giovani chiedono… Risposte pratiche alle loro domande (2008) affronta la domanda: “A che età dovrei battezzarmi?”, e risponde: “L’età non è il fattore più importante. Tuttavia dovresti essere sufficientemente grande e maturo da comprendere il significato della dedicazione”.
Contrariamente a quanto asseriscono i critici, quella secondo cui un minore possa essere sufficientemente maturo da fare scelte che comportano conseguenze importanti non è una teoria sostenuta soltanto dai Testimoni di Geova. In alcuni Paesi, inclusi gli Stati Uniti, l’Inghilterra e il Galles, i minori possono essere processati penalmente come adulti per reati gravi quali omicidio e violenza carnale se i giudici ritengono che le loro facoltà cognitive e morali fossero sufficientemente sviluppate al momento del crimine.
La Chiesa Cattolica pratica il battesimo dei bambini senza che sia richiesta una comprensione della fede quale prerequisito per procedere al battesimo, ma canonizza come santi coloro che hanno compiuto atti eroici a livello morale e religioso. Centinaia di minori sono stati canonizzati, anche al di fuori della peculiare circostanza del martirio. Come riportava il quotidiano dei vescovi cattolici italiani, nel 1981 la Congregazione per le Cause dei Santi del Vaticano indicò che a 7 anni alcuni minori potrebbero decidere scientemente se accettare o meno il piano di Dio nei loro confronti, e, di conseguenza, potrebbero essere presi in considerazione per la canonizzazione. Se possono essere ritenuti abbastanza maturi da venire processati come adulti per reati gravi o, all’altro estremo delle possibilità umane, possono essere canonizzati per i loro atti virtuosi, “alcuni” minori possono certamente essere battezzati quali credenti maturi in quelle organizzazioni cristiane, come i Testimoni di Geova, che non praticano il pedobattesimo.


Gli oppositori insistono anche sulla triste situazione dei minori disassociati e assoggettati allo shunning. Proprio come i minori che commettono reati gravi sono processati dalle autorità secolari, se non come adulti, almeno nei tribunali minorili, in molte religioni è previsto che i minori che sono colpevoli di trasgressioni gravi possano essere espulsi dalla comunità. Tra i Testimoni di Geova esiste anche la possibilità che un minore sia disassociato, ma si tratta di casi rari.
Di recente in Norvegia è insorta una controversia per cui, come si menzionava nel primo articolo di questa serie, il Governatore della Contea di Oslo e Viken, a seguito di una lettera da parte di due ex membri apostati e di un critico anonimo, ha emesso un’ordinanza amministrativa che nega ai Testimoni di Geova le sovvenzioni per l’anno 2021 sulla base del fatto che essi praticano lo shunning. In fase di ricorso avverso l’ordinanza i Testimoni di Geova hanno fatto osservare che negli ultimi cinque anni, in Norvegia, un solo minore, di 17 anni d’età, era stato disassociato. Chiaramente, definire “bambino” un diciassettenne può valere a livello di propaganda, ma non è corretto. Uno degli ex membri apostati, a sua volta, ha replicato riferendo di aver “ricevuto delle informazioni” in merito a cinque casi di minori disassociati in Norvegia (non è chiaro in riferimento a quale periodo), ma che le persone in questione “non desiderano essere identificate”; pertanto abbiamo solo la sua parola.
Sì, i minori possono essere disassociati ma, no, questo non accade spesso. Se sono disassociati non sono certo evitati dai genitori e dai fratelli e sorelle in casa. In effetti non sono neppure esclusi dalle attività di studio biblico familiare, sebbene, comprensibilmente, non saranno più considerati “proclamatori” e non predicheranno ad altri riguardo alla fede dei Testimoni di Geova. La Torre di Guardia del 15 novembre 1988 stabiliva che, nel caso di genitori che hanno figli disassociati, “La responsabilità per il loro figlio [o figlia] ricade ancora su di loro, anche se egli [sic] non è più idoneo per essere un proclamatore non battezzato”. “Proprio come continueranno a provvedergli cibo, vestiario e alloggio, essi dovranno istruirlo e disciplinarlo in armonia con la Parola di Dio. (Proverbi 6:20-22; 29:17) I genitori amorevoli possono pertanto disporre di studiare la Bibbia con lui, anche se è disassociato. Forse trarrà il massimo beneficio disciplinare dal fatto che essi studiano con lui da solo. Oppure essi possono decidere che può continuare a partecipare allo studio biblico familiare. Anche se egli si è allontanato, essi vogliono vederlo ritornare a Geova, come fece il figlio prodigo dell’illustrazione di Gesù. — Luca 15:11-24”.