Una persona soppressiva è un non Scientologist che cerca di distruggere Scientology. La politica del fair game, che ha avuto vita breve, prevedeva che le azioni contro costoro non fossero punite dai tribunali ecclesiastici di Scientology.
di Massimo Introvigne
Articolo 2 di 5. Leggi l’articolo 1.
Read the original article in English.
Tra le caratteristiche più controverse dell’etica di Scientology ci sono le nozioni di “persone soppressive”, “fair game” e “potenziali fonti di guai”. Sono spesso interpretate in modo errato, e devono essere chiarite inserendole nel loro contesto storico.
Nel 1960, il fondatore di Scientology L. Ron Hubbard propose una serie di riflessioni su quanto rendeva il progresso di Scientology più difficile del previsto. Come tutte le religioni di recente fondazione, Scientology incontrava diverse forme di opposizione esterna. Hubbard individuò gli oppositori che cercavano consapevolmente di sopprimere Scientology e li etichettò come “persone soppressive”.
Hubbard scrisse che “Una persona o un gruppo soppressivo è una persona che cerca attivamente di sopprimere o danneggiare Scientology o uno Scientologist con atti soppressivi. Gli ATTI SOPPRESSIVI sono atti calcolati per ostacolare o distruggere Scientology o uno Scientologist”.
Queste definizioni erano incluse in una Policy Letter dell’HCO (Hubbard Communication Office) del 23 dicembre 1965, che di fatto modificava una Policy Letter simile del 7 marzo 1965 (originariamente datata erroneamente 1° marzo 1965). I cambiamenti introdotti sono elencati in fondo al documento del 23 dicembre.
Sebbene alcune delle sue disposizioni siano state successivamente cancellate, la Policy Letter del 23 dicembre 1965 rimane di importanza cruciale per il suo contenuto teorico. Hubbard aveva una visione piuttosto cupa delle persone soppressive e delle loro motivazioni. “Le vere motivazioni delle Persone Soppressive, scriveva, sono state rintracciate in desideri nascosti piuttosto sordidi: in un caso la moglie voleva la morte del marito, in modo da potersi prendere i suoi soldi, e combatteva Scientology perché faceva stare bene il marito”.
Hubbard discuteva due diversi problemi: come gestire le persone soppressive, e come gestire gli Scientologist che erano influenzati e manipolati dalle persone soppressive. Per quanto riguarda il primo problema, la lettera di Hubbard istituiva la politica del “fair game”, che in seguito sarebbe diventata fonte di innumerevoli controversie. “Una persona o un gruppo soppressivo diventano ‘fair game’, spiegava Hubbard. Per FAIR GAME si intende che non può essere ulteriormente protetto dai codici e dalle discipline di Scientology o dai diritti di uno Scientologist”. Inoltre, “Una persona o un gruppo veramente soppressivo non ha alcun tipo di diritto come Scientologist e le azioni intraprese contro di loro non sono punibili secondo i Codici di Etica di Scientology”.
Non c’è dubbio che Hubbard considerasse le persone soppressive come intrinsecamente disoneste, ma due parole nell’ultima frase citata sono importanti. La prima è “veramente”. Dichiarare qualcuno “soppressivo” non dovrebbe essere preso alla leggera. “Una persona o un gruppo può essere falsamente etichettato come Persona o Gruppo Soppressivo”, annota Hubbard nello stesso documento. E ammoniva: “L’immaginazione non deve essere spinta fino ad attribuire questa etichetta a una persona alla leggera. Errori, infrazioni e crimini non etichettano una persona come Persona o Gruppo Soppressivo. Solo gli alti crimini lo fanno”.
Per “alti crimini” Hubbard intendeva azioni consapevolmente mirate a distruggere Scientology. La seconda parte chiave della frase è che le persone soppressive non hanno diritti “in quanto Scientologist”. Le azioni contro di loro da parte degli Scientologist non sono punibili dai Comitati Etici di Scientology. Ovviamente questo non significa che le persone soppressive perdano i loro normali diritti umani di cittadini. Nulla nella lettera incita gli Scientologist a commettere atti illegali contro le persone soppressive.
Tuttavia, il termine “fair game” era aperto a interpretazioni arbitrarie e ad abusi, per non parlare di come poteva essere usato dagli oppositori per attaccare Scientology. Tre anni dopo la sua introduzione, la “Legge del Fair Game” fu cancellata da un’altra Policy Letter dell’HCO datata 21 ottobre 1968. Non inaspettatamente, gli oppositori di Scientology citano ancora la politica del “fair game”, che pure ha avuto breve durata, per caratterizzare qualsiasi azione intrapresa dalla Chiesa di Scientology nei loro confronti.
Ma che dire di coloro che all’interno di Scientology sono controllati o manipolati da persone soppressive? Questi sono stati definiti “potenziali fonti di guai” (potential trouble sources, PTS). La categoria era stata introdotta prima del 1965. Una Policy Letter dell’HCO del 27 ottobre 1964 si riferiva nel titolo a “fonti problematiche” e distingueva tra diverse categorie di “fonti minacciose”. La prima delle dieci categorie riguardava “Persone intimamente connesse con persone (tramite, per esempio, legami coniugali o familiari) notoriamente antagoniste al processing mentale o spirituale o a Scientology. In pratica tali persone, anche quando si avvicinano a Scientology in modo amichevole, subiscono una tale pressione da parte di persone che hanno un’influenza indebita su di loro, che ottengono scarsi risultati nel processing e il loro interesse è dedicato esclusivamente a dimostrare che l’elemento antagonista si sbaglia”. La Policy Letter continuava affermando che costoro “per esperienza, alla lunga producono molti problemi, poiché le loro condizioni non migliorano sotto queste sollecitazioni in un modo che consenta di combattere efficacemente l’antagonismo. Il loro problema temporale non può essere raggiunto perché è continuo”.
La riflessione di Hubbard su come le PTS e il loro rapporto con le persone soppressive dovessero essere gestiti all’interno di Scientology portò alle politiche di disconnessione, che saranno oggetto del terzo articolo di questa serie.