L’artista professionista è chi sa usare adeguatamente la “scena ideale” e la “collezione di ricordi”, due concetti tipici di Hubbard.
Massimo Introvigne
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Il 1979 fu un anno produttivo per la teoria dell’estetica di Hubbard. Dopo aver fatto una distinzione tra arti figurative e illustrazione, in due bollettini tecnici del 4 marzo e del 10 giugno Hubbard introduce una distinzione parallela, ma non sovrapposta, tra artisti dilettanti e professionisti: “Non ci vuol nulla a sfornare ciarpame da dilettanti. Chi lo guarderà? Chi lo guarderà anche se fosse pagato per farlo? La distanza tra ciarpame da dilettanti e vero prodotto viene colmata conoscendo e seguendo le regole fondamentali e usandole in maniera esperta. Quando si aggiungono l’uso esperto dei materiali e delle attrezzature e un po’ di esperienza si ha un professionista”.
La distinzione può sembrare ovvia, ma non lo è, e Hubbard usa abbondantemente il gergo di Scientology per spiegarla. Il professionista è l’artista che conosce “le regole”, ma non tutte le regole sono uguali. Per non andare “fuori comunicazione”, i “dati di ordine superiore” devono essere identificati: “A=A=A è il modo in cui la maggior parte della gente gestisce i dati. Ma in realtà alcune di queste A hanno un’importanza mille volte maggiore rispetto alle altre”.
Ci sono due strumenti che un artista dovrebbe usare per diventare un professionista, la “scena ideale” e la “collezione di ricordi”. Entrambi i concetti sono importanti per Scientology. Nel 1970, Hubbard stabilì come regola di base che “una persona deve avere una scena ideale con cui confrontare la scena esistente”. Una “scena ideale” è come qualcosa dovrebbe essere per raggiungere il suo scopo. Agli Scientologist viene insegnato a confrontare la “scena esistente” con la “scena ideale” per identificare e rimediare a “situazioni”, cioè a gravi allontanamenti della scena esistente dalla scena ideale Gli esempi vanno dal mondano allo storico. “Quindi, la scena ideale di un negozio di scarpe, espressa per intero sarebbe: ‘questa attività ha lo scopo di fornire scarpe alla gente per (periodo di tempo)’”. Se le scarpe non rendono felici i clienti e disposti a tornare, si crea una “situazione” sotto forma di un significativo allontanamento dalla scena ideale.
Ma si dà il caso che la situazione in Francia prima del 1789, o in Russia prima del 1917, sia stata percepita come un significativo allontanamento dalla scena ideale. Solo che la scena ideale per una nazione è molto più difficile da cogliere e quindi le rivoluzioni francese e russa, secondo Hubbard, sono in gran parte fallite: “Le rivoluzioni violente si verificano quando la scena ideale effettiva non è stata debitamente formulata e quando importanti parti del gruppo ne sono escluse. È inutile fare la rivoluzione se il prodotto finale sarà un ULTERIORE allontanamento dalla scena ideale” (maiuscole nell’originale).


È interessante notare che nella sua discussione del 1970 sulla scena ideale, Hubbard ha tenuto conto dell’arte e dell’estetica, sottolineando che quello artistico non è l’unico elemento di una scena ideale: “Ci sono molti fattori che sommati formano una scena ideale. Se la maggior parte di questi fattori vanno a favore dello scopo dell’attività, si può allora dire che è un ideale che denota sanità mentale. Se viene messo in rilievo un ideale che non favorisce l’attività in alcun modo, significa che è presente un’idea fissa e che sarebbe meglio effettuare un’indagine. Si potrebbe dire che questo sia un punto di vista utilitaristico e brutale. Ma non è così. L’aspetto artistico gioca un ruolo in qualunque ideale. (…) Uno studio ideale per un artista potrebbe essere bellissimo o bruttissimo, basta che faccia al caso suo per creare la sua arte. Se fosse bellissimo e tuttavia ostacolasse le sue attività artistiche, costituirebbe una scena ideale completamente senza senso. Una bella fabbrica che produce rappresenterebbe un alto ideale. Ma la sua vicinanza alle materie prime, ai mezzi di trasporto e agli alloggi degli operai sono fattori più importanti in una fabbrica ideale”.
Quando parlava dell’artista professionista nel 1979, Hubbard si basava su questi principi e insisteva sul fatto che: “Un professionista non è uno spettatore e quando osserva le cose le osserva per trovare ciò che in esse c’è di buono, ignorando le cose mediocri e di bassa qualità. Il motivo per cui agisce in questo modo è che così ha una scena ideale. In assenza di una scena ideale, egli opera semplicemente in base a dei dati tecnici e produce, da un punto di vista artistico, un prodotto di bassa qualità senza essere un professionista. In assenza di una scena ideale non è mai in grado di avere un concetto anticipato della fotografia che scatterà. Nel prendere visione delle cose che si avvicinano a una scena ideale il vero professionista cerca di comprendere come sono state fatte e così, quando si trova ad affrontare compiti di produzione analoghi, è in grado di realizzare nella propria opera delle cose che si avvicinano a una scena ideale”.
Mentre il dilettante “si limita a osservare le cose per decidere se ‘gli piacciono’ o se ‘non gli piacciono’”, il professionista “accumula scene ideali” e costruisce “una collezione di ricordi cui paragonare i propri prodotti”. Una “collezione di ricordi” non va confusa con il “bank”, che in Scientology corrisponde alla mente reattiva. Mentre il bank è una collezione di engram, una collezione di ricordi è una raccolta di scene ideali.


Per fare un esempio, ecco come un fotografo di Scientology, citando il passo di Hubbard di cui sopra, spiega come usare la collezione di ricordi per fotografare i suoi figli: “Il punto è che trovo molto utile sfogliare su Flickr foto simili di grandi fotografi, guardare le cose che mi piacciono davvero e poi capire come lo hanno fatto. Poi mi sforzo di creare effetti simili da solo o, quando mi si presentano situazioni carine, ho una sorta di ‘collezione di ricordi’ con cui confrontarmi. Un esempio è stato un amico che ho visto scattare delle foto fantastiche a sua figlia sulla spiaggia. Aveva fatto delle foto molto carine, scattate dal basso, dove la sabbia sfumava mentre la spiaggia svaniva nella distanza. Così, ho cercato di ottenere un effetto simile con la mia, l’ultima volta che siamo andati in spiaggia quando eravamo in Florida”.
Un diligente “genitore Scientologist” sa che per produrre fotografie artistiche dei suoi figli deve prima raccogliere le scene ideali in un’adeguata collezione di ricordi.