Per tutta una cultura, “essere artisti si identificava con l’essere amorali, depravati, oziosi e dediti al bere”. Quella cultura, secondo Hubbard, sbagliava.
di Massimo Introvigne
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È un pericoloso malinteso, secondo Hubbard, credere che “quando un artista diventa meno nevrotico, diventa meno bravo”. Purtroppo, secondo il fondatore di Scientology, il nostro mondo ha programmato gli artisti inculcando ampiamente queste false idee. La conseguenza è che molti artisti “si sforzano di agire in modo estremamente aberrato nella loro vita pubblica e privata per dimostrare di essere degli artisti”. Hubbard dà l’esempio di “una ragazza che fa una vita da prostituta per convincere sé stessa e i suoi amici di essere realmente un’artista”.
Tali artisti hanno bisogno dell’auditing di Scientology per curare la loro percezione erronea. Scientology, promette Hubbard, può “prendere un artista che correntemente ha successo, ma che è fortemente aberrato, e lo innalziamo sulla Scala del Tono”.
Il risultato non sarà solamente che l’artista sarà più felice come essere umano, diventerà anche un artista migliore. Hubbard prevede un risultato finale, dopo l’auditing, in cui “la capacità di eseguire quello che concepisce e la chiarezza con cui lo concepisce aumentano entrambe in modo assai marcato. Le sue idee estetiche non diventano conservatrici o monotone, ma possono diventare più vaste e complesse”.
Questo sarà strettamente connesso alla Scala del Tono. A mano a mano che l’artista “sale la Scala del Tono, acquisisce un campo d’azione più vasto e una maggiore energia nel proprio lavoro”.
Potrebbe esserci un problema, osserva Hubbard. Il pubblico potrebbe in realtà amare le arti che dimostrano “una notevole aberrazione”. Per esempio, prima dell’auditing, un artista potrebbe aver avuto successo con “quadri strani e raccapriccianti” o con una “musica morbosa”. Quando l’artista sale la Scala del Tono, tuttavia, l’originalità dell’espressione artistica non viene alterata. C’è solo un positivo “aumento della forza di esecuzione e dell’abilità di comunicazione”. Forse al pubblico è piaciuta una musica un po’ morbosa, ma “la morbosità della sua musica, a meno che non dipendesse da quanto triste egli personalmente considerasse la vita, non scompare”. Si esprime però in forme più sane, e di fatto in una varietà di linguaggi nuovi e diversi, man mano che “la sua versatilità aumenta”.


Questo non vuol dire che, come sostengono a volte gli psichiatri, sia possibile giudicare lo stato mentale di un artista semplicemente osservando la sua arte. “Questo, Hubbard obietta, è qualcosa come una lumaca che volesse dare il suo parere sul Partenone strisciando tra i suoi bassorilievi”. Un buon artista può scrivere in diversi stili e sotto diverse maschere. “Un buon poeta sa scrivere allegramente una poesia abbastanza raccapricciante da far trasalire uomini grandi e grossi, oppure può comporre versi sufficientemente gioiosi da far ridere chi sta piangendo. Qualsiasi compositore in gamba sa scrivere musica abbastanza subdola da far contorcere di piacere il sadico, o abbastanza aperta da deliziare le anime più nobili”.
Il dolore o la felicità espressi in un’opera d’arte non rivelano necessariamente lo stato d’animo dell’artista. Piuttosto che esaminare solo le opere degli artisti, Scientology si occupa dei loro problemi personali attraverso l’auditing.
La visione di Hubbard delle arti, da lui proposte in “Scienza della Sopravvivenza”, è anche cruciale per il programma sociale di Scientology. Lungi dall’essere semplicemente marginale, l’arte è la chiave per la creazione di un mondo migliore. “L’artista, scrive Hubbard, riveste un ruolo enorme nell’innalzamento della realtà di oggi e nella creazione di quella di domani”. Scientology ha un’alta considerazione della scienza, ma l’arte “è un passo avanti rispetto alla scienza” e “Si può misurare l’elevazione di una cultura direttamente in base a quanti, tra coloro che la compongono, operano nel campo dell’estetica”. “Una cultura è grande solo quanto lo sono i suoi sogni e i suoi sogni vengono sognati dagli artisti”.
“Dato che l’artista si occupa di realtà future, cerca sempre miglioramenti o cambiamenti della realtà esistente. Ciò, inevitabilmente e invariabilmente, lo rende un ribelle nei confronti dello status quo”. È una “rivoluzione pacifica”, e una società libera non ha bisogno di preoccuparsi. Gli Stati totalitari, invece, sono nemici degli artisti, pur fingendo di essere loro amici. Un tipico Stato totalitario, spiega Hubbard, “parla senza sosta e con voce stridula della sovvenzione che fornisce all’artista, ma sovvenziona solo gli artisti che sono disposti a lavorare per lo Stato esattamente secondo i suoi dettami. Irreggimenta l’artista, prescrive quello che l’artista deve fare, scrivere e pensare”.
La soppressione dell’arte vera e propria, tuttavia, abbassa la Scala del Tono della società in generale, con conseguenze drammatiche: “Una società che in qualsiasi modo ostacoli, reprima o irreggimenti i propri artisti, scrive Hubbard, è una società che non solo è situata in basso sulla Scala del Tono, ma è, senza dubbio, condannata”.
I governi democratici, in linea di principio, non dovrebbero avere questi problemi, ma corrono, secondo Hubbard, un rischio differente. Essi sono “inclini a trascurare il ruolo dell’artista nella società”. Negli Stati Uniti, egli esemplifica, non appena si raggiunge il successo artistico, tasse eccessive scoraggiano l’artista dal continuare la produzione. Così, “la democrazia, tassando avidamente i suoi individui fortemente creativi fino al punto di non produzione, toglie di mano all’artista qualsiasi frutto della vittoria ed estorce un’enorme penalità pecuniaria per la creazione di ogni opera d’arte”.
Hubbard propone una riforma fiscale che mira a “liberare completamente l’artista da tutte le tasse e oppressioni analoghe. Attirando così nelle arti i più capaci e ambiziosi e invitandoli a perseguire, liberi da ogni controllo, la creazione di tutta la bellezza e la gloria da cui dipende qualsiasi cultura che desideri disporre di ricchezze materiali”.
Le ragioni di questa proposta di riforma non sono meramente economiche e sono legate all’idea chiave di Hubbard che la prosperità di una società dipende dalla quantità di theta circolante. Senza una quantità sufficiente di theta, la mente reattiva dominerebbe la cultura stessa. “L’artista inietta il theta nella cultura e senza quel theta la cultura diventa reattiva”.
Nel corso della storia, aggiunge Hubbard, l’arte non è sempre stata insoddisfacente come ora. Per esempio, “Nell’antica Roma, l’arte era abbastanza buona. I cristiani si ribellarono alla scarsa considerazione dei romani per la vita umana”. Tuttavia, chi si ribella rischia sempre di essere dominato dalla mente reattiva. Accadde così che, credeva Hubbard, il cristianesimo cadde in un “calcolo reattivo” e arrivò a considerare negativo tutto ciò che era romano. Afferma addirittura che “per millecinquecento anni farsi un bagno fu considerato qualcosa di male, perché i romani si recavano ai bagni”.


“Purtroppo, per quanto la Chiesa Cattolica si sia ripresa presto e abbia iniziato ad apprezzare l’artista, questo non è stato il caso di alcune delle prime religioni che giunsero in America”. In effetti, il vecchio pregiudizio antiromano e, quindi, antiartistico è riemerso con il protestantesimo e alla fine è arrivato negli Stati Uniti. Il puritanesimo e il calvinismo, secondo Hubbard, “si ribellavano al piacere, alla bellezza, alla pulizia e a molte altre cose desiderabili che, di per se stesse, sono la gloria dell’uomo”.
Il passo successivo fu una rivolta contro la rivolta. In tempi moderni, gli artisti si sono ribellati contro la rivolta dei protestanti e dei puritani contro i classici e le arti. Il problema era che, ancora una volta, la mente reattiva aveva preso il sopravvento e gli artisti si ribellavano contro tutto ciò che era protestante, se non addirittura contro tutto ciò che era cristiano, compresa la morale.
Essere artisti “si identificava comunemente con l’essere amorali, depravati, oziosi e dediti al bere. E l’artista, per farsi riconoscere, cercava di essere all’altezza di tale ruolo. Questa sensazione persiste ancora oggi e spesso persone di tono basso si dedicano all’arte unicamente come scusa per condurre una vita dissoluta, anticonvenzionale e amorale”.
Le donne di natura “artistica” sono spesso semplicemente donne perdute, o così sostiene Hubbard denunciando l’idea secondo cui la “Grande-Arte-Può-Essere-Creata-Solo-da-Reietti-Morali”.
Quando gli artisti vengono a cercare aiuto in Scientology, sono spesso pieni di “entheta”, cioè di theta che è stato “inturbolato” e corrotto. C’è ancora più entheta tra i critici d’arte. La quantità di “entheta che si è accumulato a proposito dell’estetica” è davvero inquietante. Un chiaro segno che l’entheta è all’opera, insiste Hubbard, è che ai ragionamenti logici si sostituisce il parere dell’autorità e che la scienza della critica d’arte è sottosviluppata.
E secondo un assioma di Dianetics: “meno si sa con precisione a proposito di un campo delle scienze umanistiche, più quel campo sarà soggetto all’autoritarismo”.. In realtà, “non esiste un campo più autoritario” di quello della critica d’arte, “poiché nessuno dei principi dell’estetica è stato finora formulato con precisione”. Il risultato è confusione e autoritarismo: “Qualsiasi campo che ha critici a profusione e in cui possono esistere un migliaio di scuole diverse di opinioni divergenti, in cui si ascoltano a bocca aperta opinioni anziché ragionamenti con cui ogni uomo possa raggiungere delle conclusioni, è un campo caratterizzato da autoritarismo”.


“L’intero campo delle arti è quindi inturbolato”, scrive Hubbard, e questo ha un impatto diretto e negativo sulla società nel suo insieme: “Quando il livello di esistenza dell’artista s’inquina, anche l’arte stessa si inquina, a detrimento della società. È invero una società morente quella in cui può penetrare il totalitarismo”. Oltre alla mente estetica individuale, esiste una “mente estetica di gruppo” che è cruciale per il benessere di qualsiasi società sana. Il totalitarismo diventa una possibilità reale quando in una società la mente estetica di gruppo diventa “quasi del tutto incapace di operare”.
Hubbard conclude la sua discussione sull’estetica in “Scienza della Sopravvivenza” osservando che “al di sopra del livello estetico della mente ci potrebbero essere molti altri livelli. Ma noi non ne sappiamo molto”. Quindi, “Non sarà fatto pertanto alcun tentativo di classificare alcun livello di prontezza mentale sopra il livello della mente estetica se non per dire che questi livelli della mente sembrano avvicinarsi sempre più a una condizione di onniscienza”.
Egli menziona, tuttavia, tra i possibili livelli superiori “la mente del theta libero, ammesso che esista una cosa del genere”. Questa nozione diventerà centrale per il successivo sviluppo in Scientology della nozione di “thetan operante”, uno stato in cui il thetan recupera finalmente le sue capacità native.