L’isteria mediatica contro la Chiesa dell’Unificazione, non la Chiesa dell’Unificazione stessa, potrebbe avere influenzato la debole mente dell’assassino.
di Massimo Introvigne
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Ora le acque si stanno un po’ calmando, e possiamo iniziare a capire perché Yamagami Tetsuya ha assassinato l’ex Primo Ministro giapponese Abe Shinzo. Anche se non tutto è chiaro, è emerso che Yamagami nutriva rancore nei confronti della Chiesa dell’Unificazione, o meglio di quella che è diventata la sua branca più grande dopo la morte del reverendo Moon Sun Myung nel 2012, la Federazione delle Famiglie per la Pace Mondiale e l’Unificazione (FFWPU), guidata dalla vedova del reverendo. Yamagami non è mai stato un membro della Chiesa dell’Unificazione o della FFWPU, ma sua madre sì. Secondo quanto riferito, la donna avrebbe fatto importanti donazioni al movimento religioso, che il figlio considerava la causa della rovina della sua famiglia.
Prima di assassinare Abe, Yamagami ha provato la sua arma sparando contro un edificio che era stato usato come luogo di culto dalla FFWPU. Secondo quanto riferito, Yamagami ha detto alla polizia che voleva assassinare un leader della FFWPU, forse la stessa signora Moon, ma poiché per questo ha incontrato delle difficoltà, ha ucciso invece Abe. Accusava Abe di aver promosso la FFWPU. Abe, infatti, ha inviato brevi interventi video a due eventi della Universal Peace Foundation (UPF), che è legalmente indipendente dalla FFWPU, sebbene abbia gli stessi fondatori e mantenga uno stretto legame con il movimento religioso.
Abe è stato solo uno delle decine di leader mondiali che hanno inviato videomessaggi a eventi della UPF, hanno partecipato ai suoi incontri o ricevuto ufficialmente i suoi dirigenti. Come documentato da uno studio sull’UPF pubblicato da Bitter Winter, tra questi leader figurano Donald Trump, l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon (che non è un parente del reverendo Moon), il primo ministro della Cambogia Hun Sen e l’ex primo ministro del Portogallo e presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Papa Francesco ha ricevuto in un incontro privato il presidente dell’UPF il 1° luglio 2019 e l’incontro è stato debitamente indicizzato nel Bollettino ufficiale della Santa Sede. Alle Nazioni Unite, dove migliaia di ONG godono di uno status consultivo speciale, l’UPF fa parte del club elitario dei pochi gruppi che hanno ottenuto lo status consultivo generale.
Anche se pubblicamente né la FFWPU né la polizia hanno rivelato i dettagli sulle donazioni della madre dell’assassino al movimento della signora Moon, una fonte affidabile ha riferito a Bitter Winter che da diversi anni non ha più effettuato donazioni significative. Eppure, il figlio ha deciso di agire ora. Perché?
La diagnosi psichiatrica post factum non è mai consigliata, ma chi sostiene che Yamagami era in una situazione psicologica instabile potrebbe non avere torto. Non tutti i figli di madri che hanno fatto donazioni alla FFWPU hanno protestato assassinando i partecipanti agli eventi dell’UPF.
Ci sono due categorie, tuttavia, che possono aiutarci a capire cosa è successo. In primo luogo, si definiscono “crimini d’odio” quelli commessi contro singole vittime come manifestazione dell’odio di chi li commette contro un’intera categoria. I crimini d’odio sono stati una parte importante del mio mandato quando nel 2011 ho ricoperto il ruolo di Rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza religiosa, e ho presieduto diverse riunioni sul tema. Il risentimento di Yamagami non era individuale contro Abe, ma contro una categoria, i sostenitori (reali o immaginari) della FFWPU. In questo senso, si è trattato di un tipico crimine d’odio.
La seconda categoria è la violenza anti-sette. Nel 2018, mi è stato chiesto di curare un numero speciale del prestigioso “Journal of Religion and Violence” sul tema dei nuovi movimenti religiosi (chiamati “sette” dai loro oppositori e dai media popolari) e della violenza. Nella mia introduzione ho spiegato che la relazione è duplice. Nuovi movimenti religiosi, allo stesso modo di certi gruppi all’interno delle religioni principali, tra cui i preti cattolici pedofili o i terroristi che usano o abusano del nome dell’Islam, sono in alcuni casi colpevoli di violenza. Ma possono anche essere vittime di violenza, come ho illustrato attraverso diversi casi che hanno preso di mira, tra l’altro, la Chiesa dell’Unificazione.
In Giappone, gli episodi specifici in cui il leader e alcuni membri di un nuovo movimento religioso, Aum Shinrikyo, hanno commesso orribili atti di violenza, tra cui l’attacco mortale con il gas sarin contro la metropolitana di Tokyo nel 1995, hanno creato un clima ancora più ostile alle “sette” nei media rispetto ad altri Paesi. Sebbene questo sia in qualche modo comprensibile, i media dovrebbero sempre considerare che generalizzare e creare stereotipi è una ricetta sicura per creare crimini d’odio.
Un semplice sguardo a come i media giapponesi hanno presentato la Chiesa dell’Unificazione e la FFWPU, non solo dopo l’assassinio di Abe ma anche prima, mostra che la loro copertura è stata prevalentemente ostile e talvolta ha rasentato l’insulto. Hanno offerto una tribuna agli ex membri apostati e agli avidi avvocati che hanno cercato di convincere i parenti di coloro che avevano fatto donazioni alla Chiesa dell’Unificazione a fare causa per recuperare il denaro. È ovviamente possibile che le donazioni, come accade in molte organizzazioni religiose (comprese alcune di quelle tradizionali), siano state sollecitate in modo insistente. Tuttavia, gli avidi avvocati hanno vinto alcune cause, ma ne hanno perse altre, e la stereotipizzazione del Movimento di Unificazione come “setta” è andata ben oltre i tecnicismi di questi casi (e ha ignorato l’esistenza di tecniche per sollecitare donazioni non meno aggressive all’interno di religioni maggioritarie).
Naturalmente, non sto suggerendo che la copertura mediatica in chiave anti-sette della Chiesa dell’Unificazione in Giappone (che continua dopo l’assassinio di Abe e influenza i media di altri Paesi) abbia prodotto il crimine. Dopo tutto, milioni di persone hanno letto gli stessi articoli e non hanno ucciso nessuno. Tuttavia, se ho imparato qualcosa occupandomi a livello istituzionale di discorsi d’odio, è che non convincono le menti stabili a commettere crimini. Per questo motivo, possono essere facilmente considerati inoffensivi. Una conclusione sbagliata, perché esistono anche menti deboli, e l’effetto dei discorsi d’odio su di loro può essere devastante.
Mentre alcuni media instillano nei loro lettori l’idea che la Chiesa dell’Unificazione possa essere in qualche modo responsabile dell’accaduto, in realtà quelle che possono avere influenzato la mente instabile di Yamagami potrebbero essere state proprio le campagne anti-sette dei media e i discorsi d’odio rivolti per anni contro la Chiesa dell’Unificazione.