L’idea di Torino come capitale delle spiritualità alternative nasce nel secolo XIX, con il fiorire nella città di “magnetizzatori” e di “sonnambule”.
Massimo Introvigne*
*Conferenza tenuta nella Sala Consiliare di Settimo Torinese (Torino) il 18 gennaio 2025.
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“Sul finire d’aprile del 1886, la città di Torino è stata mossa a rumore dagli strani fenomeni di ‘fascinazione’ provocati al Teatro Scribe dal ben noto magnetizzatore Donato su giovani a lui sconosciuti e che pur essendo tutti sani, si sottoponevano volontariamente, davanti a un pubblico affollatissimo e stupefatto, alle di lui manovre magnetiche. Pubblico e giornali, uomini colti ed incolti, scienziati e profani, vi si interessarono vivamente, vi si appassionarono, e si divisero in pro e in contro del magnetizzatore e del magnetismo”.
Torino 1886: il meraviglioso va in scena. Sono le meraviglie della scienza, almeno di quella “scienza elusiva” che è la parapsicologia? Non lo si può immediatamente escludere, se consideriamo il rispetto con cui parla di Donato – cioè del magnetizzatore belga D’Hont, che lascerà in eredità alla lingua italiana perfino un nuovo verbo, “donatizzare” come sinonimo di “ipnotizzare” – l’autore del brano che abbiamo appena citato, l’illustre medico Enrico Morselli, allora direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Torino. Ma si tratta anche di meraviglie dello spiritismo e dell’occultismo; non di rado infatti i “magnetizzati” – o “donatizzati” – affermano di vedere realtà invisibili, o di conversare con i defunti: e chi può escludere che vedano effettivamente qualcosa? O si tratta piuttosto di meraviglie della religione – o dell’anti-religione? Sì, assicura il gesuita Giovanni Giuseppe Franco, collaboratore della “Civiltà Cattolica”, per cui si tratta di nuove “diavolerie del XIX secolo”. Del resto, osserva il padre gesuita, non è forse l’aspetto di Donato “torbido”, lo sguardo “selvaggio”, gli occhi “di un nero vivacissimo di carbonio”?
E infine si tratta anche di un meraviglioso di Stato, di stampa, di polizia. Il Ministro dell’Interno invia a Torino – città delle troppe meraviglie – il Consiglio Superiore di Sanità, con esperti anche di Milano e di Napoli. Il Consiglio finisce per decretare che occorre tenere presente la “impressionabilità nervosa del pubblico” e che “per la necessaria tutela della libertà individuale, non può permettersi la coscienza umana venga abolita con pratiche generatrici di fatti psichici morbosi nelle persone predisposte, così da rendere un uomo mancipio della volontà di un altro, senza che quello abbia coscienza dei danni che può subire o produrre”. Con queste argomentazioni – singolarmente analoghe a quelle che ai giorni nostri si vorrebbero far valere contro le “sette” – le attività di Donato sono vietate. Forse Roma, con i suoi ministeri e i suoi Consigli superiori, si prende una rivincita sulle meraviglie di Torino. O forse è una scaramuccia in una guerra che le polemiche sulle “sette” ci fanno credere nata oggi, e che invece è antica. Morselli protesta per la cacciata di Donato da Torino: “Non posso nascondere il mio spavento – scrive – di fronte all’enorme ingerenza che certi autoritari per eccesso di buon cuore vogliono attribuire allo Stato nella vita cittadina”.
Ma perché, a Torino, le meraviglie? E perché l’allarme sociale, nazionale di fronte alle meraviglie di Torino? È quanto ci accingiamo a scoprire con una rapida escursione nella città delle meraviglie ottocentesca, dove la presenza di feste bizzarre, di cappellai matti, di gendarmi e di regine esige davvero che si prenda come guida Alice. Nella seconda parte seguiremo ancora Alice in una più pericolosa avventura attraverso lo specchio, dove esamineremo non più le piccole meraviglie reali della Torino sommersa e alternativa ma le grandi meraviglie virtuali attribuite a Torino nello specchio dell’immaginario collettivo delle leggende urbane, dei miti sulle “città del diavolo” e sui “triangoli magici”, chiedendoci perché e dove siano nati. Questa indagine ha un interesse che va al di là del caso specifico di Torino, giacché il capoluogo piemontese viene continuamente in considerazione come figura esemplare di “città magica”. Se questa esemplarità sia reale o mitologica è appunto quanto dovremo stabilire attraverso un’indagine sulle dimensioni non solo magiche ma anche di “spiritualità alternativa” della Torino di ieri e di oggi.
Se di Donato e delle sue vicende si parla “dalle Alpi al Lilibeo” non è soltanto perché i giornali siano intenti – con anticipo sulla televisione – a tentare l’unità degli italiani intorno alle medesime cronache. Il caso Donato – che non è l’unico episodio famoso dello stesso genere nel secolo XIX – mette (letteralmente) in scena una serie di tendenze sommerse che erano presenti a Torino da diversi decenni.

Una prima linea è quella dell’incontro ambiguo fra scienza e “fenomeni” dell’occulto nel magnetismo – secondo l’espressione che era stata resa popolare dal medico tedesco Franz Anton Mesmer – e in quella che più tardi diventerà nota come parapsicologia. Come è stato ormai ampiamente mostrato gli studi sui sonnambuli e sui soggetti “magnetizzati” dai discepoli di Mesmer non rappresentano semplici curiosità ai margini della scienza ufficiale, ma hanno giocato un ruolo decisivo nella nascita della moderna psicologia del profondo. Se in questa evoluzione si riconosce in genere il ruolo svolto da Parigi e in particolare dalla scuola della Salpêtrière di Jean-Martin Charcot, ci si comincia a rendere conto che un ruolo non meno importante – su scala europea – è stato svolto nel secolo XIX da Torino.
È certamente – come ha notato Clara Gallini – la Torino del positivismo, il cui trionfo era stato sancito dal gesto discusso dal ministro Francesco De Sanctis che nel 1861 aveva chiamato provocatoriamente all’Università di Torino l’olandese Jacob Moleschott il campione del positivismo più brutale. Ma appunto il positivismo – come oggi si sa – non era disgiunto da una strana fascinazione per l’ignoto, il “magnetico”, l’occulto. In pochi anni si riuniscono a Torino i più audaci sperimentatori italiani dell’epoca in questo settore. A Torino dirige il laboratorio di medicina legale Cesare Lombroso che all’epoca del caso Donato è già un’autorità nazionale e si occupa da qualche anno di magnetismo. Proprio studiando a fondo il caso Donato concentrerà sempre di più i suoi studi in questo campo. Ma già nel 1881 Gaetano Salvioli aveva studiato le sonnambule nel manicomio di Torino, di cui direttore era dal 1880 il già citato Enrico Morselli, forse lo scienziato italiano più interessato al magnetismo. E – negli stessi anni del caso Donato – altri scienziati come Giuseppe Musso, Eugenio Tanzi, Angelo Mosso, Ezio Sciamanna consolidavano in questo ambito di ricerche quello che appariva come un primato più che nazionale.
Naturalmente – come abbiamo già visto nel caso di Donato – non tutto rimaneva nelle Università. I magnetizzatori e le “sonnambule” non frequentavano Torino solo per farsi osservare dagli scienziati. Si esibivano anche nei teatri e, più spesso, in “consultazioni magnetiche private” sui defunti e sul futuro, sulla salute e sulla malattia – a seconda dello stile e delle abilità – nelle malinconiche baracche di Porta Palazzo, a fianco di giocolieri e prostitute, o in eleganti “gabinetti magnetici” di Via Roma o di Via Lagrange.

Ogni tanto – se qualche cliente aveva speso un po’ troppo e protestava – interveniva la pubblica autorità, e alla fine intervenne in forze e in modo spettacolare. Nel 1890 al Tribunale di Torino si celebra il “processo delle sonnambule” che cattura l’attenzione della stampa nazionale. Gli imputati sono sedici: ci sono tutti i magnetizzatori dei quartieri alti che si fanno chiamare “professori” e “dottori” e perfino un dottore vero, Fortunato Brizio, divenuto amico e protettore dei magnetizzatori. I giornalisti si preoccupano di descrivere specialmente le “sonnambule” che fanno coppia con i “magnetizzatori” come la famosa “Leopolda”, cioè Caterina Filippa Accattino, “una disgraziata che sembra il ritratto del dolore e della miseria” con “gli occhi vitrei e lo sguardo smarrito degli epilettici”. Al contrario, assicura la stampa dell’epoca, Maddalena Bongiovanni ha “una faccia da vera pitonessa”, “con un gran naso ricurvo che fa conversazione col mento aguzzo voltato all’insù, e con due occhi piccoli, grigi, maliziosi, che le danno l’aria d’indovina lontano un miglio”.
I cronisti si divertono, ma i giudici non sono troppo severi: condanna per truffa in primo grado, ma con pene non superiori a tre mesi; assoluzione della truffa in appello, dal momento che “alla Corte non incombe di risolvere la questione (…) sulla esistenza e sugli effetti del sonnambulismo magnetico” e che mancano i “raggiri od artifici fraudolenti” tipici del reato, perché, dopo tutto, “gli avventori si presentavano volontariamente ai gabinetti magnetici degli appellanti perfettamente consci di quanto vi si praticava e dei prezzi richiesti per ogni consulto”. Come si vede, nulla di fondamentalmente diverso, nella problematica, da processi contemporanei che prendono di mira maghi e presunte “sette”; ma intanto Torino era tornata alla ribalta delle cronache nazionali del meraviglioso.

Massimo Introvigne (born June 14, 1955 in Rome) is an Italian sociologist of religions. He is the founder and managing director of the Center for Studies on New Religions (CESNUR), an international network of scholars who study new religious movements. Introvigne is the author of some 70 books and more than 100 articles in the field of sociology of religion. He was the main author of the Enciclopedia delle religioni in Italia (Encyclopedia of Religions in Italy). He is a member of the editorial board for the Interdisciplinary Journal of Research on Religion and of the executive board of University of California Press’ Nova Religio. From January 5 to December 31, 2011, he has served as the “Representative on combating racism, xenophobia and discrimination, with a special focus on discrimination against Christians and members of other religions” of the Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE). From 2012 to 2015 he served as chairperson of the Observatory of Religious Liberty, instituted by the Italian Ministry of Foreign Affairs in order to monitor problems of religious liberty on a worldwide scale.


