Il 14 agosto è stato il 160° anniversario della nascita del famoso anarchico, che ha vissuto le sue convinzioni politiche come se fossero una religione.
di Massimo Introvigne

Il 14 agosto ero anch’io a Rosignano Marittimo, una tranquilla cittadina toscana dal cuore ribelle, per partecipare alle celebrazioni del 160° anniversario della nascita di Pietro Gori. Il programma prevedeva un concerto e una visita guidata al “Fondo Pietro Gori”, una preziosa collezione ospitata dal museo archeologico locale.
Gori (1865-1911) è stato il poeta, avvocato e agitatore anarchico più famoso d’Italia. I suoi versi hanno animato esuli. I suoi discorsi hanno sconvolto regimi. Rosignano, vicino alla mia Castellina Marittima, è il luogo di origine di sua madre. È dove riposa Gori e dove il “Fondo” conserva la sua scrivania, la biblioteca, lettere, fotografie, e cimeli della sua vita da giramondo, tra cui, curiosamente, un coccodrillo che potrebbe provenire dal Sud America, a meno che non sia egiziano.

Il Fondo ha aperto le sue porte per l’anniversario. Ho partecipato a una visita guidata che ha ripercorso i viaggi di Gori negli Stati Uniti, in Palestina, in Egitto e in Argentina, dove esplorò la Patagonia con il pittore Angiolo Tommasi (1858-1923), anche lui toscano e attivo nel movimento dei Macchiaioli.

In Argentina, Gori fu cofondatore di “Criminologia Moderna”, una rivista che attirò importanti esponenti del mondo accademico. La sua influenza sul Paese sudamericano fu profonda, ma oggi è quasi completamente dimenticata.

Ma Gori era più di un intellettuale cosmopolita. Era un uomo posseduto: da un’idea. Non si sposò mai, non ebbe mai relazioni sentimentali e nella sua canzone “Amore ribelle” dichiarò di essere sposato con l’anarchia. Leda Rafanelli (1880-1971), sua amica e compagna di anarchia (che si convertì a una sua personale forma di Islam), racconta un aneddoto delizioso: la sorella di Gori cercò di combinargli un matrimonio con una ricca ereditiera americana. La donna era innamorata, ma Gori, per nulla impressionato, optò invece per un taglio di capelli radicale, metà rasato, metà selvaggio, repellente per qualsiasi donna, e scrisse “Amore ribelle” come dichiarazione di fedeltà alla sua causa. “All’amor tuo preferisco l’idea”, cantava. Non era solo un testo, era un voto.

Il fervore di Gori non si limitava alla ribellione poetica. Era un militante anticlericale e il suo attivismo era spesso rivolto contro la Chiesa cattolica. Nel 1909, quando l’educatore anarchico spagnolo Francisco Ferrer Guardia (1859-1909) fu giustiziato con l’accusa, infondata, di incitamento alla violenza, per molti su istigazione della Chiesa cattolica (era un anticlericale feroce), Gori partecipò all’ondata di proteste anticattoliche che travolse l’Italia.
Queste manifestazioni non erano solo politiche, ma anche a modo loro liturgiche, complete di inni, martiri e testi sacri. Con i loro rituali, i loro canti e la loro devozione senza compromessi, Gori e i suoi compagni possono essere studiati attraverso la lente dei movimenti religiosi. La loro “fede” era l’anarchismo, la loro “chiesa” la barricata, e i loro santi coloro che morivano resistendo all’oppressione. In questo senso, l’anarchismo toscano non era solo un’ideologia politica, ma un atteggiamento spirituale.

E così, mentre mi trovavo nel museo accanto alla scrivania di Gori e al suo coccodrillo, non ho potuto fare a meno di riflettere sul paradosso: un uomo che rifiutava la religione, ma che ha ispirato un movimento con tutte le caratteristiche di una religione. Un uomo che disprezzava l’amore romantico, ma che ha scritto versi che hanno sedotto generazioni. Un uomo che morì da ribelle, ma la cui memoria è ora ufficialmente celebrata, anche nella stessa città da cui un tempo dovette fuggire, inseguito dalla polizia. Pietro Gori non si limitò a vivere l’anarchismo, lo incarnò. E a Rosignano, nel giorno del suo 160° compleanno, la sua fede religiosamente irreligiosa è risuonata ancora una volta.

Massimo Introvigne (born June 14, 1955 in Rome) is an Italian sociologist of religions. He is the founder and managing director of the Center for Studies on New Religions (CESNUR), an international network of scholars who study new religious movements. Introvigne is the author of some 70 books and more than 100 articles in the field of sociology of religion. He was the main author of the Enciclopedia delle religioni in Italia (Encyclopedia of Religions in Italy). He is a member of the editorial board for the Interdisciplinary Journal of Research on Religion and of the executive board of University of California Press’ Nova Religio. From January 5 to December 31, 2011, he has served as the “Representative on combating racism, xenophobia and discrimination, with a special focus on discrimination against Christians and members of other religions” of the Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE). From 2012 to 2015 he served as chairperson of the Observatory of Religious Liberty, instituted by the Italian Ministry of Foreign Affairs in order to monitor problems of religious liberty on a worldwide scale.


