BITTER WINTER

L’Inchiesta indipendente sugli abusi sessuali sui minori di Inghilterra e Galles e i Testimoni di Geova

by | Oct 12, 2021 | Documents and Translations, Italian

Questo rapporto è migliore rispetto ad altri, e riconosce i miglioramenti attuati nelle policy dei Testimoni sulla protezione dei minori, ma viene spesso male interpretato dai media.

di Massimo Introvigne

Parte 1 di 2

Read the original article in English.

Child protection in religious organizations and settings

Nel settembre del 2021, la “Independent Inquiry into Child Sexual Abuse” [Inchiesta indipendente sugli abusi sessuali sui minori], una commissione d’inchiesta ufficiale sull’Inghilterra e Galles che, pur non afferendo ad alcun ente governativo, ha il potere di convocare testimoni e di richiedere documenti, ha pubblicato il suo rapporto dal titolo “Child Protection in Religious Organisations and Settings” [Protezione dei minori nelle organizzazioni e negli ambiti religiosi].

Diverse parti del rapporto riguardano i Testimoni di Geova. A differenza di altri rapporti sul medesimo argomento pubblicati in altri Paesi, questo documento, sebbene contenga qualche critica, mette anche in luce gli aspetti positivi della policy sulla protezione dei minori approntata dai Testimoni di Geova, e ne menziona l’evoluzione nel tempo e i relativi miglioramenti. Il rapporto ha confermato che: (1) i Testimoni di Geova hanno una policy che prevede la denuncia alle autorità competenti allorché sorgano casi di abuso “anche quando a muovere l’accusa sia una sola persona e non vi siano altre prove a sostegno” (p. 65, par. 6.3); (2) i Testimoni di Geova hanno prodotto prove attestanti che tale policy viene realmente applicata (pp. 64-66, parr. 6.1-6.9); e (3) i Testimoni di Geova sono una delle poche organizzazioni religiose ad avere una procedura disciplinare interna che può portare all’espulsione degli aderenti responsabili di abusi sui minori (p. 71, par. 30).

D’altra parte, si dovrebbe fare una distinzione tra il rapporto in sé e il modo in cui è stato recepito dai media. Ad alcuni il documento ha dato l’occasione di reiterare antiche calunnie nei confronti dei Testimoni di Geova, alimentate da un piccolo ma insistente numero di organizzazioni anti-sette professioniste ed ex membri ostili.

Sia in Inghilterra e in Galles sia altrove, questa calunnia è tesa a fare malevolmente confusione tra il modo in cui i casi di abuso sessuale sono denunciati alle autorità secolari e il modo in cui sono gestiti a livello di congregazione ai fini della disciplina ecclesiastica. Sebbene l’intenzione dell’Inchiesta non fosse certo questa, alcune parti del rapporto potrebbero aver involontariamente fornito un’arma ai calunniatori.

Un altro modo in cui le organizzazioni religiose vengono diffamate in relazione agli abusi sessuali sui minori è creando confusione tra i casi passati, avvenuti prima che la consapevolezza del fenomeno dell’abuso nelle nostre società in generale fosse tanto diffusa quanto lo è oggi, e i casi che si verificano o che è verosimile si verifichino nel presente. Qui l’Inchiesta fa un encomiabile sforzo teso a evitare tale confusione, ma talvolta, nelle narrazioni dei media, la distinzione si perde.

Nel rapporto, l’organizzazione interna dei Testimoni di Geova è descritta in modo sostanzialmente accurato, e vi sono presi in esame tre casi di abusi commessi da due servitori di ministero alla fine degli anni Ottanta e all’inizio degli anni Novanta, la cui esatta ricostruzione è stata oggetto di dibattito.

Nel prendere in esame i tre casi e i due autori dei reati, l’Inchiesta osserva: “In Inghilterra e in Galles i Testimoni di Geova hanno oltre 131.700 membri. Dai loro registri è emerso che, nei 10 anni precedenti, la loro filiale aveva ricevuto accuse concernenti 67 casi [di abusi sessuali su minori]” (p. 16, par. 15.4). Ovviamente, un’accusa non è un fatto comprovato. Alcuni casi segnalati potevano essere infondati, così come è possibile che alcuni abusi come del resto accade in altre organizzazioni religiose e nella società in generale, non siano mai stati denunciati.

L’aspetto cui è interessata l’Inchiesta è se le policy dei Testimoni di Geova abbiano contribuito alla mancata denuncia di alcuni casi. L’Inchiesta menziona il caso Lancashire County Council v E & F del 2020, ampiamente pubblicizzato; in questo caso, secondo un giudice dell’Alta Corte, due anziani di congregazione avevano aspettato tre anni prima di denunciare alla polizia un molestatore sessuale, dopo che la madre aveva riferito loro che il marito molestava le sue due figlie. La madre aveva anche affermato di avere avuto la “sensazione” che gli anziani preferissero evitare un coinvolgimento della polizia, sebbene avesse ammesso che nessuno le aveva detto di non informare le autorità (p. 32, par. 47).

In effetti il rapporto dà come valida la possibilità che gli anziani, anziché proteggere il molestatore, confidassero nell’assicurazione della madre, che aveva dichiarato di essere in grado di proteggere la proprie figlie. Nel rapporto si osserva che “il [presente] caso mostra come, prima dell’introduzione della policy dei Testimoni di Geova sulla protezione dei minori del 2018-2019, vi era il rischio che gli anziani non riferissero alle autorità competenti le questioni [relative agli abusi] a causa di rassicurazioni fuorvianti da parte dei genitori” (p. 67, par. 7). L’affermazione implica che le cose siano effettivamente cambiate dopo l’introduzione della policy del 2018-19.

Il rapporto riconosce che oggi la questione verrebbe gestita diversamente: “Le attuali procedure dei Testimoni di Geova prevedono che gli anziani siano tenuti a contattare il Reparto Legale e il Reparto Servizio della Sede nazionale per avere indicazioni circa [il dovere di] denuncia e, se vi è ragione di credere che un minore ‘rischi di subire abusi’, anche a recarsi presso le autorità competenti” (p. 33, par. 52). “Secondo la policy, le denunce alle autorità competenti possono essere sporte anche quando a muovere l’accusa sia una sola persona e non vi siano altre prove a sostegno” (p. 65, par. 6.3).

Nell’ambito dell’Inchiesta i Testimoni di Geova hanno chiarito che, allorché gli anziani ritengano che un minore si trovi in pericolo, “l’attuale policy prevede che [gli anziani sporgano] denuncia alla polizia anche quando il genitore rifiuti di farlo” (p. 67, par. 7). Come si è detto sopra, l’Inchiesta conferma di avere avuto le prove del fatto che, sin dalla sua entrata in vigore, questa policy è stata applicata in maniera rigorosa (pp. 64-66, par. 6.1-6.9), sebbene in Inghilterra e in Galles non esistano leggi sull’obbligo di denuncia, come invece avviene in altri Paesi.

Ciò nonostante, l’Inchiesta muove anche qualche critica. L’Inchiesta osserva che la policy dei Testimoni di Geova non si applica, in genere, a casi “in cui un minore consenziente e prossimo alla maggiore età sia coinvolto in atti sessuali con un adulto di qualche anno più grande del minore” (p. 43, par. 20). Si tratta di una policy simile a quelle seguite da altre organizzazioni religiose, e pare applicarsi tipicamente, ad esempio, a una relazione tra una ragazza di 17 anni e un ragazzo di 19; ma l’Inchiesta vorrebbe che le espressioni “di qualche anno più grande” e “consenziente” fossero definite con maggiore precisione. Inoltre, l’Inchiesta raccomanda che alcune procedure siano gestite in modo più professionale e che sia fornito un addestramento specifico, affidandosi, quando sia opportuno, a professionisti indipendenti.

Nell’Inchiesta viene espressa anche preoccupazione circa il fatto che le raccomandazioni dirette ai Testimoni di Geova, anziché essere esposte in un normale linguaggio fattuale, vengano inserite in testi pieni di citazioni bibliche, che l’Inchiesta ritiene essere meno comprensibili. I Testimoni di Geova hanno presentato una consulenza tecnica indipendente il cui estensore è Ian Elliott, un’autorità in materia di abusi sui minori. Le conclusioni cui è pervenuto Elliott sono che le policy dei Testimoni di Geova tese alla protezione dei minori forniscano “una struttura adeguata all’obiettivo che si intende conseguire”. Inoltre, Elliott ha spiegato che, in realtà, il modo in cui tra i Testimoni i testi sono adattati ai bisogni del gruppo e quindi recepiti rende le istruzioni presentate in un linguaggio biblico più comprensibili ed efficaci all’interno delle congregazioni, piuttosto che il contrario.

Dall’Inchiesta emerge che la consulenza tecnica di Elliott è stata “di utilità limitata, dal momento che ne siamo stati informati a ricerche già inoltrate e che essa era stata commissionata con uno scopo differente” (p. 43, par. 21). Tuttavia l’Inchiesta l’ha inclusa nei “documenti chiave” resi pubblici e allegati al rapporto.

La consulenza tecnica di Elliott è stata redatta in relazione all’indagine svolta della Charity Commission, iniziata nel 2014 e ancora in atto, per il timore che i Testimoni di Geova divenissero oggetto di critiche mirate e fossero trattati in maniera iniqua in quella sede.

Quanto all’Inchiesta, le sue conclusioni sono che, per quanto attiene a denunciare i fatti in tempi rapidi ed efficaci  alle autorità secolari (anche quando ciò non sia obbligatorio per legge), le policy dei Testimoni di Geova, come è avvenuto per la maggior parte delle altre organizzazioni religiose prese in esame nel rapporto, potrebbero essere state inadeguate in passato, ma l’efficacia delle policy anti-abuso adottate dai Testimoni è aumentata parallelamente alla consapevolezza acquisita dalla società in materia di abusi sessuali. Leggendo il rapporto ho anche notato che, sebbene siano stati suggeriti alcuni miglioramenti, le policy dei Testimoni di Geova reggono positivamente il confronto con quelle di altre religioni.

Ciò nonostante, nell’Inchiesta viene criticato il modo in cui vengono trattati i molestatori dagli anziani di congregazione dopo che è stata sporta denuncia presso le autorità secolari. Commenterò questo aspetto del rapporto in un secondo articolo.

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