Antoine Faivre, il padre dei “vampire studies”, ha distinto tra posizioni illuministe, demonologiche e “paracelsiane” nel dibattito settecentesco sull’esistenza dei vampiri.
Massimo Introvigne*
*Relazione presentata alla Occult Convention 2024 organizzata dalla Società dello Zolfo, Parma, 7 settembre 2024
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Il compianto Antoine Faivre è giustamente riconosciuto come il padre della disciplina accademica dei “vampire studies”. Secondo lo studioso francese non si tratta di curiosità marginali ma dell’ultimo grande dibattito accademico sulla magia nella storia europea.
Cortesemente, Faivre ha citato il sottoscritto e lo storico delle religioni americano J. Gordon Melton come parte con lui di un gruppo di tre studiosi che ha dato dignità accademica allo studio del mito del vampiro (al di fuori della storia della letteratura). Faivre mi ha preceduto però di quasi trent’anni e il mio contributo al campo è soprattutto la teoria secondo cui il mito del vampiro si diffonde nelle terre protestanti e ortodosse dove manca la credenza cattolica nel Purgatorio, che “sistema” i defunti non così buoni da andare in Paradiso e non così cattivi da andare all’Inferno senza bisogno di farli errare sulla Terra come non morti. In regioni cattoliche come l’Italia, la Spagna o la Francia non ci sono nel Settecento incidenti relativi a vampiri.
Faivre distingue tre posizioni: il discorso razionalista, quello teologico e quello esoterico, ma ciascuno dei tre conosce in realtà numerose varianti.
Così il discorso razionalista non segue sempre e necessariamente la versione di Zedler, secondo cui si tratta di semplici allucinazioni. Il professor Geelhausen ritiene, per esempio, che i vampiri siano effettivamente corpi che escono dalle tombe e appaiono ai viventi. Soltanto, non si tratta di morti veri ma di “falsi morti”, sepolti vivi per errore.
Ancora a Lipsia, nel 1732, Johann Christoph Meinig, scrivendo con lo pseudonimo di “Putoneus”, e Johann Christoph Fritsch, che pubblica la sua opera anonima, ancora più ingegnosamente, ricorrono alle malattie degli animali e in particolare alla peste bovina che, vedi caso, aveva colpito proprio le terre da cui provenivano le relazioni sui vampiri nei primi decenni del Settecento. Se si consuma – osservano questi medici – carne di bovini affetti dalla peste, può insorgere una forte febbre con allucinazioni che spiegano le testimonianze sui vampiri.

Il discorso teologico conosce diverse varianti. Una continua la spiegazione demonologica. Johann Wilhelm Nöbling – che firma con lo pseudonimo di “Johann Christoph Stock” – pubblica, sempre nel fatidico anno 1732, una “Dissertatio physica de cadaveribus sanguisugis”, secondo cui potrebbe trattarsi del classico demone incubo o succubo di cui avevano parlato i demonologi. Altri avevano concluso che senza dubbio doveva trattarsi di villaggi dalla vita particolarmente dissoluta che Dio intendeva punire permettendo al diavolo di scatenarsi. La tesi sarà ripresa da Günther Hellmund in un’opera del 1737.
Nel 1738 Franciscus Solanus Monschmidt, in uno dei pochi manuali per gli esorcisti che trattano del tema, non esclude che i vampiri siano uomini e donne che hanno concluso un patto con il diavolo durante la loro vita. Alle pratiche barbare dell’impalamento e della decapitazione il pio esorcista suggerisce di sostituire l’esorcismo, la penitenza, la confessione.

Non tutti i sacerdoti e pastori della Chiesa credono ai vampiri. Anzi, è particolarmente in ambiente ecclesiastico che si afferma, sia pure gradualmente, una linea scettica. In Germania, nel 1753, il predicatore Johann Friedrich Weitenkampf tornerà alla spiegazione secondo cui non si tratta affatto di morti, ma di persone ben vive e seppellite prematuramente.
Soprattutto, tra il 1738 e il 1743 monsignor Giuseppe Antonio Davanzati, Arcivescovo di Trani che diventerà cardinale, scrive una “Dissertazione sopra i vampiri”. Nega risolutamente che i vampiri esistano e attribuisce le testimonianze a contadini superstiziosi e spesso alcolizzati. Scrive Davanzati: “Per isciogliere, e schiarire questo fenomeno non vi è d’uopo più ricorrere in Cielo per i miracoli, né all’Inferno per i demoni, né sulla terra per invenirne le cagioni, né molto meno vi è mestieri ricorrere a’ Filosofi per consultarne i loro sistemi. La vera causa di queste apparenze, chi brama di trovarla, non altrove la potrà trovare, che in se stesso, e fuori di se stesso non la troverà giammai: la vera e unica cagione de’ Vampiri è la nostra fantasia corrotta e depravata”.

Benedetto XIV (Prospero Lambertini), Papa dal 1740 al 1785 ed estimatore di Davanzati, nella sua classica opera sulle beatificazioni e canonizzazioni afferma che le credenze sui vampiri “tutt’oggi mancano di prove sicure e vengono considerate, anzi, dalle persone più sensate come fallaci finzioni della fantasia”. Quanto al fatto che i cadaveri vengano ritrovati non decomposti, il Pontefice rileva che la medicina del Settecento spiega ormai tutto questo con cause naturali.
Nel 1794, citando il suo stesso trattato, Benedetto XIV in una lettera di tono severo al Prelato greco-cattolico di Leopoli affermerà che “a voi, in qualità di Arcivescovo, spetta soprattutto sradicare queste superstizioni. Scoprirete, risalendo alla fonte, che possono esistere preti che le accreditano per convincere il popolo, naturalmente credulo, a pagare loro esorcismi e messe”.
Nella seconda metà del Settecento la posizione scettica, che vedeva nei vampiri un frutto dell’immaginazione umana, era ormai divenuta ufficiale nel magistero della Chiesa cattolica.

Faivre vede in alcuni dei citati trattati apparsi a Lipsia nel 1732 una posizione propriamente esoterica. Faivre definisce il ragionamento di questi autori di tipo “neo-paracelsiano”, collegato com’è alle qualità magiche del sangue dei cadaveri e allo spirito astrale. L’idea soggiacente è quella (che risale ad Aristotele) della divisione dell’essere umano in quattro parti costitutive: l’anima vegetativa, l’anima sensitiva, l’anima razionale e il corpo. Cruciale per il vampirismo è la tesi secondo cui l’anima vegetativa rimane presso il corpo per un certo periodo, e l’anima sensitiva vi resta ancora più a lungo mentre l’anima razionale va in Paradiso o all’Inferno (o si reincarna).
Scrive Faivre che secondo la prospettiva esoterica neo-paracelsiana l’anima vegetativa può comportarsi come uno “spirito vitale errante” che aspira a tornare all’anima del mondo. Nel suo viaggio verso questa destinazione ultima, rimane colma delle immagini di cui si è impregnato lo spirito della persona prima della sua morte. Riassume Faivre: “Se costui ha desiderato diventare un vampiro, può darsi che lo diventi veramente. Allora l’anima vegetativa si leva dalla tomba, e per una sorta di contrazione dell’aria si procura un corpo sottile ed eterico. Mentre il cadavere resta nella bara – chi, dunque, qui lo negherebbe? – essa si muove, se ne va ai suoi luoghi familiari, verso le persone prossime al defunto, di cui assorbe il sangue, poi ritorna verso il cadavere per iniettargli il sangue di cui si è impadronita. In effetti, perché lo spirito vitale non cessi di esistere (non si dissolva) è necessario che il cadavere non imputridisca. Si comprende dunque perché le vittime credano di vedere il morto stesso nel corso della suzione, mentre in realtà non ne hanno che una immagine ‘magica’, astrale”.

Massimo Introvigne (born June 14, 1955 in Rome) is an Italian sociologist of religions. He is the founder and managing director of the Center for Studies on New Religions (CESNUR), an international network of scholars who study new religious movements. Introvigne is the author of some 70 books and more than 100 articles in the field of sociology of religion. He was the main author of the Enciclopedia delle religioni in Italia (Encyclopedia of Religions in Italy). He is a member of the editorial board for the Interdisciplinary Journal of Research on Religion and of the executive board of University of California Press’ Nova Religio. From January 5 to December 31, 2011, he has served as the “Representative on combating racism, xenophobia and discrimination, with a special focus on discrimination against Christians and members of other religions” of the Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE). From 2012 to 2015 he served as chairperson of the Observatory of Religious Liberty, instituted by the Italian Ministry of Foreign Affairs in order to monitor problems of religious liberty on a worldwide scale.


