Una fedele della CDO, la cui domanda era stata inizialmente respinta, ha ottenuto l’asilo a gennaio dopo che il suo nome è apparso nella famigerata lista Da Ai Wang pubblicata in Cina.
di Massimo Introvigne

“Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi” è un’espressione idiomatica italiana. Significa che spesso i piani dei malfattori, per quanto accuratamente preparati, si ritorcono contro di loro. A volte succede anche all’onnipotente Partito Comunista Cinese (PCC).
“Bitter Winter” è stato il primo media a rivelare lo scandalo delle liste di richiedenti asilo cinesi in Italia membri della Chiesa di Dio Onnipotente (CDO), perseguitati in Cina, pubblicate con nomi, cognomi e tutti i dettagli su un sito web chiamato Da Ai Wang. Il sito è probabilmente collegato ai servizi segreti cinesi. Queste liste sono riservate e come Da Ai Wang le abbia ottenute è un mistero, che probabilmente coinvolge complici italiani e diversi reati commessi in Italia. Altri media si sono occupati dello scandalo. Imperterrito, Da Ai Wang ha continuato a pubblicare liste di richiedenti asilo della CDO non solo in Italia ma anche negli Stati Uniti, in Corea del Sud e in altri Paesi.
Come il diavolo del proverbio italiano che dopo aver fatto la pentola ha dimenticato il coperchio, l’intelligence del PCC non ha considerato una possibile conseguenza dell’operazione Da Ai Wang, il cui scopo era spaventare e terrorizzare i rifugiati della CDO all’estero. La pubblicazione dei nomi da parte di Da Ai Wang ha fornito una prova definitiva e inattaccabile che il rifugiato è noto alle autorità cinesi come membro della CDO. Come hanno dimostrato studiosi internazionali e “Bitter Winter,” una volta che si è conosciuti come membri della CDO, se si torna o si è deportati in Cina si rischiano l’arresto e la tortura. Questa non è un’opinione privata di alcuni studiosi. Il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, in una decisione storica emessa il 27 luglio 2021 contro la Svizzera, ha stabilito che se persone note come fedeli della CDO sono deportate in Cina dai Paesi in cui hanno chiesto asilo, sono “a rischio di tortura o di altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti”.
Di conseguenza, la pubblicazione dei loro nomi e dei loro dati su Da Ai Wang è certamente fastidiosa per i rifugiati della CDO, che sanno che il lungo braccio del PCC potrebbe raggiungerli all’estero con varie forme di molestie e che anche i loro parenti in Cina subiranno rappresaglie. D’altra parte, come prova del fatto che sono conosciuti come membri della CDO dalle autorità cinesi, la pubblicazione dei loro nomi su Da Ai Wang dovrebbe offrire loro un modo sicuro per ottenere l’asilo, se solo le autorità amministrative e i tribunali dei Paesi democratici facessero con accuratezza il loro mestiere.
È anche irrilevante che il rifugiato sia diventato membro della CDO in Cina o si sia convertito “sur place” all’estero. Una volta che è noto come membro della CDO, la punizione in caso di ritorno in Cina è certa. Naturalmente, questo è ancora più evidente se, oltre ad aver visto pubblicato il proprio nome su Da Ai Wang, i rifugiati sono apparsi in eventi pubblici o in video della CDO all’estero, che le autorità cinesi sono note per monitorare regolarmente.

Il 13 gennaio 2025, la Sezione di Perugia della Commissione territoriale italiana per il riconoscimento della protezione internazionale ha emesso una decisione sul caso di L.J., una fedele della CDO proveniente dallo Henan. La decisione è doppiamente interessante, perché l’asilo in primo grado è stato negato a L.J. fino alla Corte di Cassazione italiana, in quanto i giudici italiani non erano convinti che fosse stata una fedele della CDO in Cina, anche se ammettevano che avrebbe potuto essersi convertita alla CDO dopo essere arrivata in Italia. Di conseguenza, L.J. ha presentato una richiesta di asilo per la seconda volta dopo che la prima era stata respinta, con una sentenza della Corte di Cassazione a suo sfavore, trovandosi in una situazione legale molto difficile.
Tuttavia, L.J. aveva nuove carte da giocare, una delle quali cruciale. Era riuscita a dimostrare di aver partecipato a eventi della CDO in Italia, di essere stata fotografata e filmata e che la sua immagine era apparsa sui social media. Ancora più importante, il suo nome era stato pubblicato nella lista di Da Ai Wang. La commissione si è basata su screenshot del sito Da Ai Wang e su articoli di “Bitter Winter” e di altri media che commentavano lo scandalo Da Ai Wang. Sono state citate anche COI (informazioni sul Paese di origine) che confermano che un membro della CDO noto come tale che torna in Cina (indipendentemente dal fatto che si sia convertito alla CDO in Cina o all’estero) è normalmente messo in prigione o peggio. A L.J. è stato quindi concesso asilo in Italia.
Il PCC può continuare con la sua operazione Da Ai Wang – a patto che continui a trovare canali illegali per ottenere i nomi dei richiedenti asilo della CDO nei Paesi democratici – ma ora dovrebbe sapere che, così facendo, le molestie ai rifugiati e alle loro famiglie troveranno una contropartita nel rendere più facile per I fedeli della CDO l’ottenimento dell’asilo. È proprio vero: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

Massimo Introvigne (born June 14, 1955 in Rome) is an Italian sociologist of religions. He is the founder and managing director of the Center for Studies on New Religions (CESNUR), an international network of scholars who study new religious movements. Introvigne is the author of some 70 books and more than 100 articles in the field of sociology of religion. He was the main author of the Enciclopedia delle religioni in Italia (Encyclopedia of Religions in Italy). He is a member of the editorial board for the Interdisciplinary Journal of Research on Religion and of the executive board of University of California Press’ Nova Religio. From January 5 to December 31, 2011, he has served as the “Representative on combating racism, xenophobia and discrimination, with a special focus on discrimination against Christians and members of other religions” of the Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE). From 2012 to 2015 he served as chairperson of the Observatory of Religious Liberty, instituted by the Italian Ministry of Foreign Affairs in order to monitor problems of religious liberty on a worldwide scale.

