Per Marx il controllo forzato delle nascite malthusiano era una forma di oppressione capitalista. Mao non poteva che dichiararsi d’accordo. Ma più tardi cambiò idea.
di Massimo Introvigne*
*Intervento al convegno “Giornata della vita nascente”, organizzato da UNEBA (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale), Pisa, e dalla Fondazione Madonna del Soccorso, Fauglia – Ponsacco (Pisa), 25 marzo 2025.
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La politica cinese del figlio unico è stata introdotta nel 1979 ed è entrata in vigore dal 1980. È stata convertita in politica dei due figli nel 2015 e abolita ufficialmente nel 2021. È stato il più grande esperimento sociale nella storia dell’umanità. È stato anche il più crudele e si è ritorto contro i suoi promotori in modo spettacolare.
Per capire questa politica, dovremmo partire dall’espressione “malthusianesimo” e da un libro molto antico, il “Saggio sul principio della popolazione”, pubblicato nel 1798 dal pastore anglicano Thomas Robert Malthus. Suo padre era un gentiluomo di campagna britannico simpatizzante dell’Illuminismo e amico personale di Jean-Jacques Rousseau. Il giovane Malthus scrisse il suo libro per criticare la visione ottimistica del padre secondo cui, dopo il trionfo dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese, il mondo sarebbe entrato in un’era di prosperità duratura.
Non era così, sosteneva Malthus. Al contrario, l’economia era destinata a entrare in crisi a causa della crescita della popolazione. Malthus pensava che la popolazione si moltiplicasse a un ritmo geometrico: 1, 2, 4, 8, 16 e così via. Al contrario, riteneva che la produzione alimentare crescesse solo a un tasso aritmetico: 1, 2, 3, 4, 5… La conclusione inevitabile era che presto non ci sarebbe stato cibo a sufficienza per tutti. La soluzione proposta da Malthus, che divenne nota come “malthusianesimo”, era quella di costringere i poveri a controllare le nascite, se necessario rinchiudendoli in case speciali e impedendo loro di procreare.
Nel XIX secolo, gli studiosi conclusero quasi all’unanimità che il malthusianesimo era sbagliato. Il pastore anglicano basava la sua teoria su statistiche relative alla sola Inghilterra, calcolava le nascite ma ignorava le morti, e non considerava che, se la terra coltivabile era di fatto limitata (nelle Isole Britanniche, ma non a livello internazionale), la crescita della popolazione implicava anche una crescita del numero di lavoratori disponibili, quindi della produzione agricola. Quest’ultima sarebbe cresciuta anche grazie al progresso tecnologico.
È interessante notare come tra i più feroci critici di Malthus ci fossero Karl Marx e Friedrich Engels. Essi giunsero alla conclusione che l’ecclesiastico britannico incolpava sostanzialmente i poveri di essere poveri. Li riteneva responsabili della loro povertà perché procreavano troppi figli. Engels scrisse in “Lineamenti di una critica dell’economia politica” che i Paesi europei economicamente avanzati in realtà avrebbero potuto produrre cibo a sufficienza per tutta la loro popolazione, ma avevano deciso deliberatamente di produrne meno. Scriveva Engels: “Si produce troppo poco, questa è la causa di tutto. Ma perché si produce troppo poco? Non perché i limiti della produzione sono esauriti, ma perché i limiti della produzione sono determinati non dal numero di pance affamate, ma dal numero di borse in grado di comprare e di pagare”. Marx aggiungeva che al capitalismo piace avere una massa di poveri disoccupati e affamati, che possono essere mobilitati come manodopera a basso costo quando i cicli capitalistici si espandono.

I critici marxisti e non marxisti di Malthus hanno dominato gli studi sulla popolazione fino alla metà del XX secolo. Poi alcuni think tank “progressisti”, in particolare il Club di Roma fondato dall’industriale italiano Aurelio Peccei che nel 1972 produsse un famoso rapporto, “I limiti della crescita”, hanno iniziato a sostenere che la teoria di Malthus non era vera per l’Europa del XIX secolo, ma descriveva accuratamente la situazione del Terzo Mondo nel XX. Il Club di Roma e altri crearono un “neo-malthusianesimo” che sosteneva la necessità di un controllo delle nascite, se del caso obbligatorio, nei Paesi in via di sviluppo. Proprio come Malthus, i neomalthusiani non hanno considerato l’espansione della produzione agricola dovuta ai progressi tecnologici e la riduzione delle nascite che si verifica naturalmente quando le condizioni economiche migliorano. Le società ricche producono meno figli – a meno che i genitori non abbiano forti motivazioni religiose o ideologiche – poiché molti cittadini preferiscono investire il loro denaro nel godersi la vita piuttosto che nei figli. Come è stato detto, il capitalismo è di fatto la forma più efficace di controllo delle nascite. Questo non è vero solo in Europa, e infatti la Corea del Sud e il Giappone sono tra i Paesi con i tassi di natalità più bassi al mondo.
I neomalthusiani non hanno nemmeno considerato che le politiche statali di controllo delle nascite si ritorcono contro i loro promotori in molti modi, soprattutto perché i progressi della medicina fanno sì che le persone vivano più a lungo, e un numero ridotto di lavoratori finirà per dover sostenere un numero maggiore di pensionati. Alcuni neomalthusiani propongono di risolvere quest’ultimo problema attraverso politiche parallele di eutanasia per gli anziani, ma fortunatamente queste proposte sono osteggiate ovunque dalla maggioranza della popolazione.
Passiamo ora alla Cina comunista. La maggior parte dei libri sulla politica del figlio unico racconta che il presidente Mao era contrario, e che fu introdotta solo quando era malato e stava per morire. La politica fu promulgata nel 1975 e Mao morì nel 1976. Tuttavia, studi più recenti hanno concluso che questo è vero solo in parte. Mao era un marxista ortodosso e quando si trovava di fronte a un problema consultava le opere di Marx prima di affidarsi agli scienziati suoi contemporanei. La popolazione tende a crescere dopo una guerra, poiché le famiglie ritardano la nascita di figli fino alla fine della guerra. Dopo la guerra civile, la popolazione cinese è cresciuta in modo spettacolare, passando da 542 milioni nel 1949 a 807 milioni nel 1969. Insieme alla rapida collettivizzazione della terra, questa crescita ha prodotto carenze alimentari in diverse aree.

La reazione iniziale di Mao alle proposte di risolvere il problema attraverso un controllo forzato delle nascite fu quella di cercare negli scritti di Marx, che gli dicevano che il malthusianesimo era sbagliato. Nel 1949 Mao scriveva: “L’assurda argomentazione degli economisti borghesi occidentali come Malthus, secondo cui l’aumento del cibo non può tenere il passo con l’aumento della popolazione, è stata completamente confutata dai marxisti molto tempo fa. Anche se la popolazione cinese si moltiplica molte volte, siamo pienamente in grado di trovare una soluzione; la soluzione è la produzione”.
In effetti, la risposta di Mao alla crescita demografica fu una maggiore collettivizzazione attraverso la campagna del Grande Balzo in Avanti del 1958-1962. Sebbene credesse che avrebbe aumentato la produzione agricola, accadde il contrario. La campagna fu un fallimento e creò la più grande carestia della storia umana. La Cina fece tutto il possibile per mantenere segrete le statistiche sui decessi ma, in base a diverse valutazioni degli studiosi, il Grande Balzo in Avanti causò la morte da 15 a 55 milioni di cinesi.

Di conseguenza Mao, che già prima era piuttosto ambivalente sul controllo delle nascite, decise che forse la critica di Marx a Malthus non era applicabile alla Cina e nel 1964 istituì la Commissione per la pianificazione delle nascite all’interno del Consiglio di Stato. I piani quinquennali per il 1970-1975 e il 1975-1980 includevano l’obiettivo di ridurre drasticamente il tasso annuale di crescita della popolazione. Nel piano 1975-1980 l’obiettivo era l’1% nelle aree rurali e lo 0,6% nelle città.

Massimo Introvigne (born June 14, 1955 in Rome) is an Italian sociologist of religions. He is the founder and managing director of the Center for Studies on New Religions (CESNUR), an international network of scholars who study new religious movements. Introvigne is the author of some 70 books and more than 100 articles in the field of sociology of religion. He was the main author of the Enciclopedia delle religioni in Italia (Encyclopedia of Religions in Italy). He is a member of the editorial board for the Interdisciplinary Journal of Research on Religion and of the executive board of University of California Press’ Nova Religio. From January 5 to December 31, 2011, he has served as the “Representative on combating racism, xenophobia and discrimination, with a special focus on discrimination against Christians and members of other religions” of the Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE). From 2012 to 2015 he served as chairperson of the Observatory of Religious Liberty, instituted by the Italian Ministry of Foreign Affairs in order to monitor problems of religious liberty on a worldwide scale.


