Al Salone Internazionale del Libro di Torino, riconoscimenti da Fedinsieme al libro di Maria d’Arienzo e alla traduzione in inglese di “The Goal of the Wise”.
di Massimo Introvigne

Il 19 maggio 2025 al Salone Internazionale del Libro di Torino il comitato Fedinsieme, in persona del suo vicepresidente avvocato Francesco Curto e con interventi del sottoscritto, ha consegnato due premi per libri di argomento religioso. Il premio per un libro in lingua italiana ha onorato “Contro Calvino” di Maria d’Arienzo, pubblicato da Claudiana, e quello per un libro in altra lingua l’edizione inglese di “The Goal of the Wise”, la scrittura sacra del movimento religioso The Ahmadi Religion of Peace and Light (AROPL).
Quest’ultimo volume, insieme alle persecuzioni di cui l’AROPL è oggetto in vari Paesi, è stato illustrato anche in un evento che si è svolto nella mattina del 19 maggio presso l’ISEF di Torino, introdotto da Maria Gabriella Mieli a nome di Fedinsieme e cui hanno partecipato la consigliera regionale Laura Pompeo e il vicepresidente vicario del Consiglio Comunale di Torino, Domenico Garcea. Entrambi hanno sottolineato il valore della tolleranza e del dialogo interreligioso, plaudendo alle iniziative proposte a Torino da Fedinsieme.

I due libri sono evidentemente molto diversi, eppure c’è un filo rosso che in qualche modo, pur senza negarne la diversità, li lega.
“Contra libellum Calvini” del teologo francese cinquecentesco Sébastien Castellion è un opuscolo scritto nel 1554 ma stampato solo dopo la morte dell’autore, nel 1612. Pubblicandone una nuova edizione italiana, con una corposa introduzione, Maria d’Arienzo compie insieme un atto coraggioso e uno di grande attualità.
Coraggioso, perché chiunque ripubblichi la critica di Castellion a Calvino deve per forza confrontarsi con un mostro sacro, uno degli scrittori più letti nel periodo fra le due guerre mondiali, l’austriaco Stefan Zweig, che scrisse nel 1936 “Castellio contro Calvino”. Intendiamoci, Zweig era un romanziere, e dal punto di vista della precisione filologica non poteva certo competere con opere scientifiche come quelle di Maria d’Arienzo. Per converso, è vero che gli scritti di romanzieri come Zweig raggiungono per loro natura un pubblico molto più vasto rispetto a quelli accademici.
L’opera di Zweig aveva un evidente carattere politico, che è anche il suo limite. Descrivendo il regime tirannico di Calvino a Ginevra, Zweig, di origine ebraica e all’epoca esule in Inghilterra, metteva in scena implicitamente la Germania nazista. La riduzione di Calvino alla figura di un dittatore, con tratti in cui i lettori potevano riconoscere Adolf Hitler, susciterà grandi proteste quando l’opera – dopo il suicidio dell’autore e della moglie in Brasile nel 1942 – sarà ripubblicata in Germania, dove la prima edizione era stata bandita dal regime nazista, nel 1954.
Certamente Calvino nella storia del cristianesimo è molto di più del capo di un sanguinario regime teocratico a Ginevra, ma quella che stava a cuore a Zweig era la contrapposizione con Castellion. I due si scontrano a proposito della condanna a morte e dell’esecuzione come eretico del teologo spagnolo Michele Serveto, bruciato sul rogo nel 1553 a Ginevra per volontà di Calvino. Nel 1554, Calvino pubblica la “Defensio orthodoxae fidei de Sacra Trinitate”, dove giustifica l’esecuzione di Serveto e la pena di morte per gli eretici.

A questa pubblicazione risponde Castellion, che di Calvino era stato amico ma con cui poi aveva rotto, con il “Contra libellum Calvini”. Nell’opera, come mette in luce Maria d’Arienzo, Castellion sostiene con fermezza la tesi secondo cui non è lecito giustiziare gli eretici. Per lui “eresia”, in greco “airesis”, significa “scelta” di una determinata opinione religiosa. Questa “scelta” – “airesis”, “eresia” – non è necessariamente negativa ma può diventarlo quando si aderisce con ostinazione a un’opinione errata. Ma anche in questo caso occorre rispettare la libertà di coscienza, e combattere l’errore sul piano dottrinale, senza interventi repressivi o violenti.
Quella di Zweig è un’opera a tema, che usa il bianco e il nero e ignora le sfumature. Castellion è il campione dell’umanesimo e della ragione contro l’irrazionalismo e l’oscurantismo di Calvino, e a tratti appare come un anticipatore della resistenza ai totalitarismi del secolo XX in nome della coscienza. Maria d’Arienzo ci mostra che è così solo in parte, e che dobbiamo leggere Castellion con le categorie del suo secolo, non quelle del nostro. Castellion arriva alla difesa della libertà di coscienza non con gli argomenti razionalisti dei successivi illuministi ma proponendo un diverso metodo d’interpretare la Bibbia. L’autrice sottolinea anche che la libertà di coscienza di Castellion non è ancora quella delle dichiarazioni dei diritti dell’uomo moderne, perché non si estende agli atei, che possono e devono essere puniti dai magistrati perché minano il fondamento stesso dell’ordine sociale.
Questo non toglie né che l’opera di Zweig costituisca un grido alto e forte in favore della libertà di coscienza, che risuona nell’oscurità del nazismo, né che gli scritti di Castellion siano in effetti una pietra miliare, ancora non sufficientemente conosciuta, lungo il cammino che porta all’affermazione moderna della libertà di religione o di credenza.
Il testo di Maria d’Arienzo è come accennato, coraggioso: e nello stesso tempo attuale. Viviamo tempi difficili per la libertà di religione o di credenza, i cui spazi non si stanno espandendo ma si stanno restringendo in tutto il mondo. Qualcuno potrebbe dire che oggi non ci sono più teocrazie come quella di Calvino a Ginevra. Forse non ci sono più teocrazie cristiane, anche se sentiamo qualcuno teorizzarle, particolarmente negli Stati Uniti.

Ci sono però teocrazie islamiche, l’esempio più ovvio delle quali è la Repubblica Islamica dell’Iran, in cui l’apostasia e l’eresia sono crimini puniti con il carcere e anche con la pena di morte, come nella Ginevra di Calvino. Un Michele Serveto iraniano è stato Muhammad Ali Taheri, fondatore del grande movimento Erfan-e-Halgheh (Misticismo cosmico o Misticismo dell’anello), condannato a morte per eresia nel 2015. A differenza del regime ginevrino cinquecentesco, l’Iran però è inserito nella comunità internazionale e sono state le proteste delle Nazioni Unite e di altri a impedire l’esecuzione di Taheri.
Fedinsieme ha premiato la traduzione inglese della scrittura sacra “The Goal of the Wise” di Abdullah Hashem Aba al-Sadiq, fondatore della Ahmadi Religion and Peace of Light, un gruppo nato in ambito sciita in Iraq (dunque da non confondersi con la comunità Ahmadiyya di origine sunnita perseguitata in Pakistan) e subito diffuso, e represso, anche in Iran. Il professor Aria Razfar dell’Università di Chicago è stato premiato come curatore dell’edizione inglese. Hadil el-Khouly, della AROPL, ha ricevuto il premio in rappresentanza dell’autore.


Come sempre – è perfino superfluo aggiungerlo – Fedinsieme non “indossa” le idee teologiche del volume né le sue interpretazioni storiche, né dà giudizi di valore su una religione o sul suo fondatore. Premia lo sforzo di edizione e di traduzione. Esprime anche solidarietà ai membri della Ahmadi Religion of Peace and Light perseguitati dalla teocrazia iraniana, che ne ha incarcerati e torturati un certo numero nella terribile prigione di Evin. In Kenya e Somalia nel febbraio e marzo 2025 due membri della religione sono stati assassinati da estremisti.
L’accusa è sempre la stessa, eresia. Un esponente dell’Islam sciita maggioritario in Iran potrebbe dirci che in effetti la Ahmadi Religion of Peace and Light è “eretica” perché sovverte su diversi punti le dottrine dell’Islam maggioritario.

Qui però misuriamo l’attualità di Castellion, l’opportunità della scelta di Maria d’Arienzo di ripubblicarlo, e il legame non immediatamente visibile ma profondo tra i due premi attribuiti da Fedinsieme. Contro Calvino, Castellion ci ricorda che “eresia” significa etimologicamente “scelta” e che, anche quando è sbagliata, una scelta va contrastata con argomenti filosofici e teologici, non con la repressione politica, la tortura e le esecuzioni. C’è un diritto a essere eretico, che rientra nella libertà di coscienza. Un diritto da riaffermare, contro ogni forma di totalitarismo e di teocrazia.

Massimo Introvigne (born June 14, 1955 in Rome) is an Italian sociologist of religions. He is the founder and managing director of the Center for Studies on New Religions (CESNUR), an international network of scholars who study new religious movements. Introvigne is the author of some 70 books and more than 100 articles in the field of sociology of religion. He was the main author of the Enciclopedia delle religioni in Italia (Encyclopedia of Religions in Italy). He is a member of the editorial board for the Interdisciplinary Journal of Research on Religion and of the executive board of University of California Press’ Nova Religio. From January 5 to December 31, 2011, he has served as the “Representative on combating racism, xenophobia and discrimination, with a special focus on discrimination against Christians and members of other religions” of the Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE). From 2012 to 2015 he served as chairperson of the Observatory of Religious Liberty, instituted by the Italian Ministry of Foreign Affairs in order to monitor problems of religious liberty on a worldwide scale.


