Un tipico ma infondato argomento contro i rifugiati della CDO è che, se fossero stati davvero perseguitati in Cina, non avrebbero mai potuto ottenere un passaporto.
di Massimo Introvigne, James T. Richardson e Rosita Šorytė
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Quasi tutte le decisioni negative menzionano come una delle ragioni, forse la principale, per cui l’asilo è negato ai rifugiati della CDO, il fatto che in Cina coloro che sono sospettati di appartenere a organizzazioni vietate, comprese quelle etichettate come xie jiao come la CDO, hanno i loro nomi e dati biometrici inseriti nella banca dati nazionale della polizia PoliceNet. Questa inclusione ha come conseguenza che, se richiedono un passaporto, la domanda è negata.
Si sostiene inoltre che, grazie al riconoscimento facciale e ad altre tecniche avanzate, sarebbero identificati durante i severi controlli di frontiera negli aeroporti, impedendo loro di lasciare la Cina. Il fatto che PoliceNet e i controlli alle frontiere siano notevolmente efficaci in Cina è affermato in diverse COI, il che crea un grave onere della prova per i richiedenti asilo chiamati a spiegare come, se erano noti alle autorità come membri della CDO, sono riusciti a ottenere un passaporto. D’altro canto, se i richiedenti non erano noti come membri della CDO in Cina, devono spiegare perché sono a rischio di persecuzione.
Mentre le COI più recenti hanno migliorato notevolmente la qualità della loro descrizione della CDO e della sua persecuzione in Cina, alcune COI continuano a dipingere la rete di polizia e i controlli alle frontiere come quasi onniscienti e infallibili. Questo significa che i tribunali, per concedere asilo ai rifugiati della CDO, dovrebbero andare oltre le COI sulla questione dei passaporti. Un certo numero di decisioni favorevoli che abbiamo esaminato conferma che alcuni tribunali fanno proprio questo, ma non tutti. Alcuni insistono sul fatto che le dichiarazioni giurate di studiosi, come il defunto accademico italiano PierLuigi Zoccatelli, coautore di uno studio sull’immigrazione cinese, o di membri della CDO che in passato hanno lavorato come agenti di polizia in Cina, sono solo opinioni private, come tali meno affidabili delle COI. Fortunatamente, una sentenza del 2024 del Tribunale di Roma ha concluso che la dichiarazione giurata di Zoccatelli e gli articoli di “Bitter Winter” sono più affidabili di altre fonti sulla questione dei passaporti.

Si tratta di un punto cruciale nei casi dei richiedenti asilo, che illustriamo con alcune storie raccontateci da rifugiati (senza citare i loro nomi reali, anche se ci sono noti), dopo una breve discussione generale. È un dato di fatto che le autorità cinesi migliorano costantemente i loro sistemi di sorveglianza, utilizzando banche dati mastodontiche, intelligenza artificiale e riconoscimento facciale. Tuttavia, come ammettono alcune COI come quelle prodotte dal Canada nel 2019, questi progetti sono stati implementati gradualmente. I sistemi di riconoscimento facciale sono stati introdotti negli aeroporti nel 2017 e non hanno interessato i rifugiati che hanno lasciato la Cina negli anni precedenti. Le stesse COI canadesi citano un esperto di tecnologia che lavora per il governo cinese, il quale ha dichiarato al “New York Times” che “il database nazionale delle persone inserite nella lista nera comprende dai 20 ai 30 milioni di persone”, che sono “troppe per essere analizzate dalla tecnologia di riconoscimento facciale di oggi”. Il sistema di riconoscimento facciale cinese è impressionante, ma è ancora lontano dall’includere i dati di tutti i 20-30 milioni di cittadini che sono stati condannati o sospettati di attività illegali o di dissenso. Inoltre, il riconoscimento facciale è stato introdotto inizialmente in due aeroporti di Pechino e uno di Shanghai, non in altre città, e anche in questi aeroporti solo su “base limitata”.
In teoria, tutti coloro che sono stati arrestati in quanto attivi nella CDO, o anche solo sospettati di esserne membri, dovrebbero avere i loro nomi e i loro dati biometrici inseriti nella banca dati della polizia nazionale, PoliceNet. In pratica, però, questo non avviene, poiché le banche dati esistono a livello di città, contea, provincia e nazionale e tali informazioni non passano in tempo reale dai livelli inferiori a quelli superiori. Le COI canadesi hanno riferito che “le fonti hanno indicato che alcuni individui che sono stati inseriti nella lista provinciale sono stati in grado di partire attraverso un aeroporto di un’altra provincia”, il che significa che i loro nomi non erano (ancora) stati inseriti nella lista nazionale.
Esistono anche scappatoie ed errori. I rifugiati della CDO hanno spesso riferito ai tribunali che, prima di richiedere il passaporto, hanno controllato tramite amici o parenti (diverse sentenze menzionano uno “zio”, una parola che in Cina non indica necessariamente un parente e che a volte può riferirsi a persone coinvolte in una serie di attività illegali) se i loro nomi fossero effettivamente inclusi nelle banche dati locali o nazionali. In molti casi hanno scoperto che non erano inclusi, a volte con loro grande sorpresa.
Ma, cosa forse ancora più importante, spesso la polizia locale non include i nomi dei membri sospetti della CDO, o di coloro che sono stati arrestati ma non perseguiti e condannati, in nessuna banca dati. Non lo fanno per motivi umanitari. Includere nelle banche dati troppi nomi di sospetti che la polizia locale non è riuscita ad arrestare non giova alla sua reputazione e alla carriera dei funzionari. Per quanto riguarda gli arrestati, se sono solo multati e rimandati a casa piuttosto che processati, gli agenti di polizia hanno l’interessante alternativa di non registrare il loro caso in nessuna banca dati e intascare la multa.
Questo porta al punto principale che troppe decisioni non considerano: la corruzione. Tutte le fonti specializzate indicano che la corruzione in Cina è diffusa e massiccia: milioni di funzionari prendono tangenti, non solo alcuni. Essa comprende un fiorente mercato dei passaporti, il che spiega perché non solo i dissidenti, ma anche gli uomini d’affari corrotti e i boss del crimine organizzato possono lasciare la Cina con documenti perfettamente regolari. Anche se qualcuno è stato in carcere o è stato debitamente registrato nella banca dati nazionale PoliceNet come sospetto, un funzionario corrotto può sempre trovare il modo di alterare il suo fascicolo elettronico. La corruzione batte anche i sistemi tecnologici più avanzati, perché non dobbiamo mai dimenticare che la tecnologia è sempre controllata da esseri umani.
Le nostre interviste mostrano come la situazione sia più complicata di quanto credano i redattori di alcune delle decisioni che hanno negato l’asilo. Sorella Linda (non è il suo vero nome) ci ha detto di essere nella lista dei ricercati della provincia di Gansu perché era stata identificata come membro della CDO. Dalla fine di dicembre 2012 al novembre 2016, ha vissuto in fuga. Nel 2016 è fuggita nella provincia dello Shaanxi. Per evitare l’arresto, ha pensato di fuggire all’estero. Tuttavia, poiché era nell’elenco dei ricercati del Gansu, temeva che la polizia locale l’avrebbe arrestata se si fosse presentata a chiedere il passaporto. Così ha iniziato a pensare di usare l’identità di qualcun altro per ottenere un passaporto.
È stato difficile trovare un hukou (certificato di registrazione della famiglia) adatto, che è sempre necessario per ottenere un passaporto. Ha provato in diverse province prima di trovarne uno ideale nella Mongolia interna. Una correligionaria della Mongolia interna aveva contatti personali con il burocrate responsabile della sezione di registrazione degli hukou in un ufficio di pubblica sicurezza locale, e le ha detto che poteva pagare e avere un hukou. Nell’ufficio di pubblica sicurezza, la correligionaria ha versato 2.500 RMB (circa 359 dollari) al burocrate, che ha accettato di aiutarla. Il burocrate ha quindi acceso il suo computer e ha iniziato le ricerche.

La futura rifugiata non sapeva fino a quel momento che alcuni agenti della pubblica sicurezza vendevano hukou in cambio di denaro. Dopo poco tempo, il burocrate le ha detto che aveva appena trovato un hukou adatto a lei, di una ragazza che le somigliava. “L’agente mi ha detto”, ha riferito la donna, “‘Oh bambina, sei così fortunata. Se non vi somigliaste, non avrei corso il rischio di darti questo hukou. Sembra che questo hukou sia riservato a te. Sei davvero fortunata’. Poi ha detto alla mia correligionaria: ‘Non usate questo hukou per usi illegali. Altrimenti verrò coinvolto e potrei perdere il mio lavoro. Questo è severamente vietato dallo Stato. Non tradirmi!’”. Poi il burocrate ha scattato una foto al membro della CDO e ha inserito le sue impronte digitali nel sistema. “Ho ricevuto la mia nuova carta d’identità”, conclude la rifugiata. “Con la carta e l’hukou, ho fatto domanda per un passaporto presso il dipartimento che si occupa di immigrazione ed emigrazione di un’altra città e sono fuggita con successo negli Stati Uniti”. In questo caso, la rifugiata ha corso il rischio di usare un nome falso (ma una fotografia e impronte digitali reali), che può sempre essere scoperto quando si entra in un Paese straniero. Ma nel suo caso ha funzionato.
Un chirurgo della provincia di Hebei, che chiameremo Fred, ha raccontato che nel febbraio 2013 è stato arrestato mentre faceva proselitismo per conto della CDO. È stato rilasciato dopo un giorno di detenzione, ma è stato posto sotto sorveglianza residenziale per i due anni e mezzo successivi. Per eludere la sorveglianza e vivere una vita normale, ha progettato di fuggire dalla Cina. Uno dei suoi pazienti era amico intimo di un ufficiale di polizia che lavorava in un ufficio doganale e ha accettato di aiutarlo con i documenti di viaggio. “In Cina”, ha spiegato, “le relazioni personali sono particolarmente importanti. Il capo dell’ufficio di pubblica sicurezza locale era un mio paziente. Per riuscire a ottenere il passaporto, mi sono spesso offerto di curare gratuitamente gli agenti di polizia e da loro ho appreso che non ero stato classificato come ad alto rischio politico ed ero ancora autorizzato a viaggiare all’estero. Ma dovevo avere il permesso della stazione di polizia e comunicare alla mia unità di lavoro che sarei tornato in Cina. In questo modo ho ottenuto il passaporto. Per fugare i dubbi della polizia e dei dirigenti della mia unità di lavoro, una prima volta sono andato in Tailandia con il mio passaporto e sono tornato in Cina. Ma la seconda volta ho lasciato definitivamente la Cina e non sono più tornato”.
Il fratello “Joseph”, anch’egli dello Henan, è stato membro della CDO per molti anni. È stato arrestato due volte, nel 2003 nello Henan e nel 2012 nella città di Tongren, nella provincia di Guizhou. “Ma”, ha spiegato, “avevo dei parenti che sono funzionari governativi. Dopo aver dato del denaro alla polizia, sono stato rilasciato”. Gli agenti di Tongren, tuttavia, gli hanno chiesto di tornare a casa nello Henan e hanno chiamato i loro colleghi per far registrare il suo nome nella banca dati provinciale. Quando è arrivato a casa, ha raccontato, “anche il mio secondo fratello minore (un vice-capo di un ufficio governativo) è tornato a casa per una riunione familiare del Festival di Primavera. Un agente era suo compagno di scuola e il capo della stazione di polizia non era presente, quindi quel giorno il mio caso non è stato registrato”. Ha lasciato il villaggio mentre la polizia locale stava ancora valutando se registrarlo nella banca dati, quando suo cugino (un capo villaggio locale) li ha invitati a pranzo e li ha convinti a non farlo.
“Nell’agosto 2018”, racconta Joseph, “il mio villaggio è stato inserito nella lista del governo della città di Sanmenxia come candidato per il premio ‘villaggi più belli’. Uno dei requisiti era che tutti gli abitanti del villaggio non avessero una fede religiosa. Il governo locale voleva ottenere questo onore, quindi non voleva assolutamente registrarmi. Se avevano una vecchia registrazione del mio arresto del 2003, hanno cancellato anche quella. In seguito, grazie alle mie conoscenze, ho ricontrollato la situazione e ho scoperto che effettivamente non ero registrato in nessuna banca dati, così ho chiesto un passaporto e ho lasciato la Cina”.

Fratello “Mike” è stato arrestato nel 2003, processato e condannato a due anni in un campo di lavoro. È stato rilasciato ma, dopo l’omicidio del McDonald’s del 2014, ha sentito dire che i membri della CDO ex detenuti erano nuovamente arrestati. Ha deciso di fuggire all’estero e ha pensato che, poiché il luogo in cui era stato arrestato nel 2003 era lontano da quello in cui aveva la registrazione dell’hukou, forse in quest’ultimo non si sapeva del suo arresto. “Per assicurarmi che fosse così”, ha detto, “ho usato le mie conoscenze per controllare che la mia stazione di polizia locale non avesse alcuna traccia di me, prima di richiedere un passaporto e fuggire in Corea del Sud”.
Il fratello “Billy” è stato arrestato per la prima volta nel 1999, nella città di Xinmi, nello Henan. “Uno dei miei parenti”, ci ha raccontato, “era il vice-capo di un ufficio di pubblica sicurezza, così sono stato rilasciato quella notte e il mio nome non è stato registrato”. Alla fine del 2011 è stato nuovamente arrestato nella città di Luoyang, sempre nello Henan. Ha fornito alla polizia un indirizzo falso in un’altra città, è stato detenuto nella casa di detenzione di Luoyang e rilasciato quindici giorni dopo. Nel 2015, sua madre è stata arrestata e lui ha deciso di lasciare la Cina. Tramite un parente influente, ha controllato se il suo nome fosse incluso in qualche banca dati della polizia e ha scoperto che non lo era. Ha detto che forse la confusione sui suoi indirizzi spiegava la mancata registrazione. Ma è anche vero che, quando è stato arrestato, la polizia ha sequestrato denaro di proprietà della Chiesa per un valore di oltre 200.000 RMB (circa 28.700 USD). Se lo avessero registrato in una banca dati locale o nazionale, la polizia avrebbe dovuto depositare il denaro in un conto del governo. Non avendo registrato il suo caso, hanno tenuto i soldi nella stazione di polizia locale e molto probabilmente li hanno intascati. In ogni caso, il fatto che Billy non sia stato registrato gli ha permesso di ottenere un passaporto e di lasciare la Cina.
Notiamo che, in tutte queste storie, i rifugiati hanno riferito di aver controllato se i loro nomi fossero o meno inclusi nel database di PoliceNet prima di richiedere il passaporto. Questo è importante, perché le loro storie non implicano che ottenere un passaporto sia facile. Anzi, è difficile, il che spiega perché, mentre tutti i membri della CDO sono perseguitati, solo una piccola percentuale di loro riesce a lasciare la Cina.

Massimo Introvigne (born June 14, 1955 in Rome) is an Italian sociologist of religions. He is the founder and managing director of the Center for Studies on New Religions (CESNUR), an international network of scholars who study new religious movements. Introvigne is the author of some 70 books and more than 100 articles in the field of sociology of religion. He was the main author of the Enciclopedia delle religioni in Italia (Encyclopedia of Religions in Italy). He is a member of the editorial board for the Interdisciplinary Journal of Research on Religion and of the executive board of University of California Press’ Nova Religio. From January 5 to December 31, 2011, he has served as the “Representative on combating racism, xenophobia and discrimination, with a special focus on discrimination against Christians and members of other religions” of the Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE). From 2012 to 2015 he served as chairperson of the Observatory of Religious Liberty, instituted by the Italian Ministry of Foreign Affairs in order to monitor problems of religious liberty on a worldwide scale.


