BITTER WINTER

Il dibattito teologico ed esoterico sull’esistenza dei vampiri (secoli XVII-XIX). 2. Un’epidemia di vampirismo nell’Impero Austro-Ungarico

by | Oct 7, 2024 | Documents and Translations, Italian

Tra la fine del Seicento e il terzo decennio del Settecento la possibilità che i vampiri esistano è dapprima ammessa ma finalmente esclusa dalle autorità imperiali.

Massimo Introvigne*

*Relazione presentata alla Occult Convention 2024 organizzata dalla Società dello Zolfo, Parma, 7 settembre 2024

Articolo 2 di 5. Leggi l’articolo 1.

Peter Plogojowitz “visits” a victim. AI-generated.
Peter Plogojowitz “visita” una vittima. AI-generated.

L’epoca del vampiro classico in Europa dura circa sessant’anni, dal caso Giorgio Grando in Istria (1672) all’episodio di Medwegya (1731-1732). 

Un avvenimento non privo di importanza per la storia del vampirismo è la Pace di Passarowitz (1718) tra l’Impero Austro-Ungarico, l’Impero Ottomano e la Repubblica di Venezia, che assegna all’Austria parti della Serbia e della Valacchia. Le pratiche serbe relative a presunti vampiri che sono disseppelliti e bruciati o impalati cominciano ad attirare l’attenzione delle autorità austriache, e nel 1725 appare – con la parola “vampir” – in un rapporto ufficiale il primo vampiro destinato a una fama europea, Peter Plogojowitz. 

Il rapporto su Peter Plogojowitz (in serbo, Petar Blagojević) è redatto dal provveditore imperiale del distretto di Gradisca, Fromann, e si trova nell’Archivio di Stato di Vienna. Sarà pubblicato per la prima volta il 21 luglio 1725 su “Das Wienerische Diarium”, riprodotto nello stesso anno da Ranft, il teologo protestante interessato ai vampiri che abbiamo incontrato nel precedente articolo di questa serie, e tradotto – non senza abbellimenti (anche nei ritratti di Plogojowitz) – nelle principali lingue europee.

Kisilova si trova nell’attuale Serbia, non in Ungheria, come a causa della confusa situazione politica del tempo riferirono molte gazzette europee. Apprendiamo da Fromann che “dopo che un suddito chiamato Peter Plogojowitz è morto dieci settimane fa nel villaggio di Kisilova ed è stato sepolto, in questo stesso villaggio nel giro di una settimana, nove persone, vecchie e giovani, sono pure morte dopo avere sofferto una malattia durata ventiquattro ore. E hanno detto pubblicamente – mentre erano ancora vive, sul loro letto di morte – che il citato Plogojowitz, che era morto dieci settimane prima, le aveva visitate mentre dormivano, si era steso sopra di loro e le aveva aggredite”.

Continua il rapporto del procuratore: “Quando si tratta di queste creature (che chiamano vampiri) si devono trovare vari segni – cioè il corpo incorrotto, la pelle, i capelli, la barba e le unghie che crescono – e i sudditi decisero all’unanimità di aprire il sepolcro di Peter Plogojowitz per vedere se questi segni si trovavano davvero su di lui”.

Il procuratore, “dopo un esame condotto con la più scrupolosa circospezione”, attesta che “anzitutto non ho sentito il più lieve odore normalmente caratteristico dei morti”. Il corpo, “con eccezione del naso, che per così dire sta per cadere, è completamente fresco… Non senza meraviglia ho visto sangue fresco nella sua bocca che – secondo la comune osservazione – aveva succhiato dalle persone che aveva ucciso”. 

Il procuratore presiede all’esumazione del corpo del presunto vampiro. AI-generated.
Il procuratore presiede all’esumazione del corpo del presunto vampiro. AI-generated.

Alla vista dello spettacolo i paesani si procurano un paletto, lo appuntiscono e trafiggono il cuore di Plogojowitz. “Non solo una gran quantità di sangue, completamente fresco, esce dalle orecchie e dalla bocca, ma altri segni straordinari (che ometto di menzionare per il dovuto rispetto [il pene eretto]) si verificano”, scrive il procuratore. “Finalmente – conclude Fromann – secondo la loro pratica usuale bruciano il corpo fino a ridurlo in cenere. Di questo informo l’onorevole amministrazione, e nello stesso tempo vorrei chiedere, in obbedienza e umiltà, che se un errore è stato commesso in questa materia non io ne venga ritenuto responsabile ma la folla, che era fuori di sé per il timore”. 

Sono però i fatti di Medwegya del 1732 che rappresentano il detonatore per la grande esplosione europea di interesse per il vampirismo, soprattutto in Germania e in Francia. Secondo Ranft “gettarono tutti nella più gran meraviglia. In tutte le riunioni di persone delle classi superiori e inferiori se ne parlava. Perfino le dame cominciarono a discutere di questo argomento (…). All’ultima fiera di Pasqua a Lipsia [1733] non si poteva entrare in una libreria senza vedervi qualcosa sui succhiatori di sangue”. Lo stesso avveniva a Parigi, e non ne mancava un’eco anche a Londra. 

Il ciclo di Medwegya consta, in realtà, di due fasi diverse. La prima risale al 1726 (o 1727) quando muore un soldato del villaggio, Arnold Paole. Aveva raccontato che, nel corso dei suoi viaggi militari, era stato vittima di un vampiro, ma che pensava di essersi liberato da ogni conseguenza dell’incontro mangiando terra tratta dalla tomba di un altro non-morto e strofinandosi con il suo sangue. Nonostante queste precauzioni, gli abitanti di Medwegya cominciano a lamentarsi di visite notturne di Arnold Paole dopo venti o trenta giorni dalla sua morte, e affermano che ha fatto morire quattro persone. 

Arnold Paole nei suoi anni da militare. Elaborazione AI da ritratti idealizzati coevi.
Arnold Paole nei suoi anni da militare. Elaborazione AI da ritratti idealizzati coevi.

L’autorità locale autorizza l’esumazione quaranta giorni dopo la morte. Si trovano i segni caratteristici e gli si piantano paletti benedetti nel cuore. Il defunto Paole lancia un grido e una gran quantità di sangue esce dal suo corpo, che viene bruciato. Per buona misura sono bruciate anche le sue quattro vittime.

Medwegya 1 riveste un carattere locale: non ne parlano certamente le gazzette delle capitali europee, e conosciamo l’episodio soltanto perché è rievocato in occasione del secondo ciclo, ben più grave, degli anni 1731-1732. 

In Medwegya 2 i gendarmi riferiscono dell’esistenza di ben tredici vampiri. L’amministrazione austriaca di Belgrado nomina rapidamente una commissione medica, che arriva a Medwegya il 7 gennaio 1732, guidata dal chirurgo militare Johann Flückinger. Si rimane ammirati di fronte alla rapidità della burocrazia imperiale austriaca: la commissione conclude l’inchiesta sul posto in pochi giorni e consegna il suo rapporto il 26 gennaio 1732. Il rapporto Flückinger – intitolato “Visum et Repertum” – è pubblicato a Norimberga nello stesso anno 1732. È recensito da un centinaio di articoli di gazzette in tutta Europa, e gli europei attoniti imparano la parola “vampiro”.

Flückinger lascia alle autorità trarre le conclusioni, ma afferma di avere raccolto decine di testimonianze di persone che dicono di essere state aggredite dai tredici vampiri che hanno succhiato il loro sangue. A ogni buon conto, ne ha fatto aprire le tombe, ha trovato i corpi incorrotti e le bocche con sangue fresco, e li ha fatti decapitare da rom, ritenuti esperti cacciatori di vampiri. 

La commissione imperiale arriva a Medwegya. AI-generated.
La commissione imperiale arriva a Medwegya. AI-generated.

Già prima di Medwegya i giuristi austriaci si erano chiesti se esumare cadaveri e decapitarli, impalarli o bruciarli senza un ordine del giudice non fosse un abuso. 

In un’area dove si erano verificati diversi casi di vampirismo, a Olomouc (ora nella Repubblica Ceca), il giurista Karl Ferdinand de Schertz pubblica nel 1704 la sua famosa “Magia posthuma”, tutto sommato un lavoro modesto passato alla storia soprattutto per il titolo e perché afferma con certezza l’esistenza dei vampiri.

Le notizie secondo cui nell’illuminato Impero Austro-Ungarico si aggirano vampiri allarmano l’imperatrice Maria Teresa, che affida un’indagine al suo medico personale, l’olandese Gerhard van Swieten. La sua relazione sarà redatta in francese per l’imperatrice nel 1755, subito tradotta in tedesco, e pubblicata nel 1768. 

Maria Teresa d’Austria (1717-1780, credits) in un ritratto di Martin van Meytens (1695-1770), e Gerhard van Swieten (1700-1772, credits).
Maria Teresa d’Austria (1717-1780, credits) in un ritratto di Martin van Meytens (1695-1770), e Gerhard van Swieten (1700-1772, credits).

La relazione di van Swieten afferma il punto di vista illuminista e scettico: i vampiri non esistono, le condizioni dei corpi si possono spiegare con cause naturali, e le testimonianze con allucinazioni dove emergono superstizioni ancestrali. La tesi non è nuova e richiama quella presentata alla voce “Vampiri” nel quarantaseiesimo volume del grande “Universal-Lexicon”, pubblicato tra il 1732 e il 1754 a Lipsia da Johann Heinrich Zedler.

Maria Teresa pensa che la diffusione delle notizie sui vampiri sia in relazione con le attività in Moravia e nelle terre vicine di una società segreta, i misteriosi “Devoti di Cristoforo e della Corona” che praticano forme private di esorcismo e di liberazione dagli spiriti, cercano tesori nascosti, e forse coltivano credenze esoterico-millenariste ostili al governo. 

Peter Plogojowitz “visita” una vittima. AI-generated.
I “Devoti di Cristoforo e della Corona” alla ricerca di tesori. AI-generated.

La sfuggente società dei “Devoti” era già stata condannata in una “Patente sui sortilegi” emanata nel luglio 1753 dalla stessa imperatrice.

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