Dai paesaggi impressionisti e divisionisti, l’artista italiano passò a esplorare il paranormale, l’occulto e lo spiritismo.
Massimo Introvigne

Non molti oggi ricordano Serafino Macchiati, pittore italiano nato a Camerino, nelle Marche, il 17 gennaio 1861. Morì a Parigi l’11 dicembre 1916. Fortunatamente, a vent’anni dalla prima monografia dedicata a Macchiati, è stata organizzata una grande mostra dell’artista, curata da Francesca Cagianelli e Silvana Frezza Macchiati, presso la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini di Collesalvetti, in Toscana. La mostra si protrarrà fino al 29 febbraio 2024 e il motivo per cui la consiglio ai lettori di “Bitter Winter” è il legame di Macchiati con la parapsicologia e lo spiritismo.
Il titolo della mostra è “Serafino Macchiati: Moi et l’autre. Le frontiere dell’impressionismo tra euforia Belle Époque e drammi della psiche”. Il titolo deve essere spiegato. Alcuni conoscono solo il “primo Macchiati”, che sotto il patrocinio del suo mentore Vittore Grubicy de Dragon (1851-1920) dipinse (soprattutto) paesaggi e ritratti, evolvendo dall’Impressionismo e dal Post-Impressionismo al Divisionismo.

Grubicy, cui la città di Livorno ha dedicato una spettacolare mostra nel 2022, fu mercante e critico, nonché pittore egli stesso. La sua corrispondenza con Macchiati è conservata al Museo MART di Rovereto. Si tratta di centinaia di lettere, per lo più inviate da Macchiati a Grubicy. Sono state attentamente studiate in vista della mostra di Collesalvetti da Francesca Cagianelli e Dario Matteoni. Le lettere chiariscono il rapporto di Macchiati con artisti interessati allo spiritismo e ad altre forme di spiritualità alternativa, tra cui Gaetano Previati (1852-1920) e Giacomo Balla (1871-1958). Balla, il cui interesse per la Teosofia e le sedute spiritiche è ben documentato, trascorse sette mesi a Parigi ospite di Macchiati.
È proprio a Parigi che il “secondo Macchiati” inizia dapprima a dipingere la vita della città con uno sguardo al tempo stesso sociale e socialista, diventando amico intimo del poeta e attivista marxista Henri Barbusse (1873-1935). Ottenendo un formidabile successo come illustratore di romanzi, tra cui quelli del creatore spiritista di Sherlock Holmes, Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930), Macchiati sviluppa il gusto per la rappresentazione dei crimini, dei “paradisi artificiali” della droga, dell’orrore, del paranormale e dello spiritismo. Un nuovo e importante risultato dell’indagine di Francesca Cagianelli su Macchiati, documentato nella mostra di Collesalvetti, è che il “primo” e il “secondo” Macchiati non possono essere separati, e un “filo rosso” collega le distinte fasi della carriera dell’artista italiano, che può quindi essere letta come un tutt’uno.
Quella di Macchiati fu una lotta per l’indipendenza e la modernità, rappresentata al meglio dal suo atteggiamento nei confronti dell’illustrazione. Non considerava l’illustratore come ausiliario o subordinato allo scrittore, ma come un co-autore. La mostra documenta il lavoro di Macchiati come illustratore di libri e riviste, insistendo sull’importanza della sua collaborazione con la pubblicazione francese “Je sais tout”. È su questa rivista che nel 1905 è pubblicato per la prima volta il romanzo “Moi et l’autre” di Jules Claretie (1840-1913). Macchiati illustra sia la serie di “Je sais tout” sia le due versioni in volume pubblicate da Pierre Lafitte nel 1908 e nel 1912. In effetti, la corrispondenza con Grubicy dimostra che Macchiati aveva iniziato a discutere dell’opera con Claretie già durante la sua stesura, prima della pubblicazione.

“Moi et l’autre” è una classica storia di sdoppiamento della personalità, un tema esplorato dagli psichiatri francofoni della Belle Époque e utilizzato da alcuni anche per spiegare i medium spiritisti. Nel romanzo, è un giovane artista, André Fortis, che alterna due diverse personalità e sperimenta allucinazioni e fenomeni simili a quelli descritti nella letteratura del tempo sul paranormale e sulle sedute spiritiche. In quella che probabilmente è la migliore illustrazione di Macchiati, durante una cena Fortis “proietta” la testa della moglie avvolta in un cerchio di luce.

Macchiati illustra anche su “Je sais tout” “L’uomo che vide il diavolo” di Gaston Leroux (1868-1927) e “Notre enquête sur l’au-delà” (La nostra indagine sull’aldilà) del giornalista André Arnyvelde (1881-1942), che la rivista pubblica nel 1912. Questi lavori permettono a Macchiati di illustrare rituali satanici, ectoplasmi e sedute spiritiche.

La curiosità e persino la fede nel paranormale erano considerate durante la Belle Époque come un modo per essere veramente moderni e rimanere in contatto con l’avanguardia e forse con il futuro della scienza. Scienziati di spicco condividevano questo atteggiamento, ma furono gli artisti a consegnarlo alle generazioni future attraverso opere evocative che ancora oggi ci parlano di misteri irrisolti e di regni sconosciuti. Macchiati fu parte importante di questo movimento all’incrocio tra arte, letteratura ed esoterismo.

Tutti coloro che considerano il movimento rilevante devono essere profondamente grati agli organizzatori della mostra di Collesalvetti (il cui catalogo è stato pubblicato da Silvana Editoriale) per aver conservato la memoria e il gusto di un personaggio significativo di un’epoca straordinaria della storia culturale europea.

Massimo Introvigne (born June 14, 1955 in Rome) is an Italian sociologist of religions. He is the founder and managing director of the Center for Studies on New Religions (CESNUR), an international network of scholars who study new religious movements. Introvigne is the author of some 70 books and more than 100 articles in the field of sociology of religion. He was the main author of the Enciclopedia delle religioni in Italia (Encyclopedia of Religions in Italy). He is a member of the editorial board for the Interdisciplinary Journal of Research on Religion and of the executive board of University of California Press’ Nova Religio. From January 5 to December 31, 2011, he has served as the “Representative on combating racism, xenophobia and discrimination, with a special focus on discrimination against Christians and members of other religions” of the Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE). From 2012 to 2015 he served as chairperson of the Observatory of Religious Liberty, instituted by the Italian Ministry of Foreign Affairs in order to monitor problems of religious liberty on a worldwide scale.


