BITTER WINTER

Surrealismo ed esoterismo 1. Una mostra e un documentario

by | Jun 30, 2022 | Documents and Translations, Italian

Alla Collezione Guggenheim di Venezia – e in un video della Società dello Zolfo – un itinerario alla scoperta di un mondo incantato.

di Massimo Introvigne

Articolo 1 di 3

Leonora Carrington, “The Pleasures of Dagobert” (1945), detail.
Leonora Carrington, “I piaceri di Dagoberto” (1945), particolare.

C’è una “modernità incantata” dove l’arte moderna rivela le sue profonde connessioni con l’esoterismo e lo sdogana rispetto a chi vorrebbe liquidarlo come irrazionalismo reazionario e marginale. Da una serie di convegni, l’espressione “modernità incantata” è passata nel sottotitolo di una mostra alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia (aperta fino al 26 settembre) su “Surrealismo e magia”. E in un documentario realizzato, grazie alla Guggenheim che ci ha aperto le sue porte in un giorno di chiusura, con gli amici della Società dello Zolfo e la preziosa guida di Michele Olzi. Senza l’ingombro dei visitatori, ho potuto passeggiare seguito dalla telecamera per le sale dell’esposizione e scegliere una serie di quadri da commentare. Quella che segue è una versione solo lievemente ritoccata della passeggiata. Ma per cogliere il sapore della mostra, e del percorso che ho proposto, invito tutti a guardare il documentario.

***

Ci troviamo dunque a Venezia alla Collezione Peggy Guggenheim per una bellissima esposizione curata da Gražina Subelytė su “Surrealismo e Magia”. I surrealisti si sono interessati di magia fin dall’inizio del loro movimento, dunque fin dagli anni 1920, ma qui siamo nel 1941, che è una data molto importante per il rapporto fra surrealismo e magia. Parigi, che è la capitale del surrealismo, si trova sotto l’occupazione nazista. Il surrealismo è un’arte di avanguardia, e agli occhi dei nazisti è un’arte degenerata per eccellenza. In genere i surrealisti hanno anche idee politiche di sinistra, quindi devono scappare nella zona della Francia non occupata dai tedeschi, in attesa di partire per l’America del Nord (alcuni andranno negli Stati Uniti, altri poi in Messico).

Molti di loro sono ospitati in una palazzina a Marsiglia, dove ci sono alcuni dei grandi nomi del surrealismo: André Breton (1896-1966), sua moglie Jacqueline Lamba (1910-1993), Max Ernst (1891-1976), Victor Brauner (1903-1966), André Masson (1896-1987). Marsiglia era famosa per un’antica serie di Tarocchi – i Tarocchi di Marsiglia, appunto – e gli artisti decidono di produrre dei Tarocchi surrealisti.

Surrealismo Victor Brauner, “Hélène Smith, la Sirena della conoscenza” (1941).
Victor Brauner, “Hélène Smith, la Sirena della conoscenza” (1941).

Tutte le carte sono interessanti, ma possiamo soffermarci su una: “La Sirena”, di Victor Brauner. L’immagine è di una persona specifica, Hélène Smith, o meglio, Catherine-Elise Müller (1861-1929), una paziente dello psichiatra Théodore Flournoy (1854-1920) a Ginevra, che aveva pubblicato nel 1900 un libro molto importante per la storia dell’esoterismo, ma molto letto anche dai surrealisti, “Des Indes à la Planète Mars” (“Dalle Indie al Pianeta Marte”). Flournoy, da psichiatra, ci parla delle rivelazioni spiritiche di questa sua straordinaria paziente.

Ma che cosa può rappresentare un personaggio come Hélène Smith per i surrealisti? Qui comincia, se vogliamo, l’eleganza ma anche l’ambiguità della storia, perché Breton è interessato alla magia fin dall’inizio della sua carriera, fin dalla fondazione del surrealismo negli anni 1920. Ma Breton è fondamentalmente un materialista che non crede all’esistenza del soprannaturale o degli spiriti. Tuttavia, qui siamo già nel 1941 e quindi sono ormai vent’anni anni che il movimento surrealista esiste. A mano a mano che il movimento si sviluppa e progredisce, questa idea un po’ dogmatica di Breton – “sì” alla magia come linguaggio simbolico e metaforico, ma “no” al soprannaturale – è rimessa in discussione, e alcuni surrealisti al soprannaturale cominciano a crederci per davvero.

Max Ernst, “Nozze chimiche” (1948).
Max Ernst, “Nozze chimiche” (1948).

La seconda sala ci introduce a un personaggio chiave della storia del surrealismo, Max Ernst e alle tre donne più importanti della sua vita: la prima, la pittrice inglese Leonora Carrington (1917-2011), la seconda (e terza moglie), la stessa Peggy Guggenheim (1898-1979), la fondatrice di questo museo; la terza, un’altra artista interessata all’esoterismo, la sua quarta moglie Dorothea Tanning (1910-2012). Molti hanno visto nel quadro di Ernst “Le Nozze Chimiche” un’allusione alla sua specialissima relazione con Leonora Carrington, anche se quando ha dipinto questo quadro era finita da un pezzo. La passione condivisa per l’alchimia aveva avuto una parte importante nel rapporto tra Max Ernst e Leonora Carrington. In questo dipinto noi vediamo una sorta di antologia del simbolismo alchemico tradizionale e anche dei simboli della Rosacroce, naturalmente filtrati attraverso il linguaggio pittorico delle avanguardie. Qui possiamo vedere delle allusioni al cubismo, per esempio, e anche all’astrattismo, l’influenza di Giorgio De Chirico (1888-1978), e molte altre cose ancora.

Le avanguardie del Novecento sono diversissime, eppure quello che hanno in comune un futurista come Giacomo Balla (1871-1958), astrattisti come Wassily Kandinsky (1866-1944) o Piet Mondrian (1872-1944), o surrealisti come Max Ernst o Leonora Carrington, è il loro interesse per l’esoterismo.

Leonora Carrington, “Ritratto di Max Ernst” (1939), particolare.
Leonora Carrington, “Ritratto di Max Ernst” (1939), particolare.

La mostra espone pure l’uno accanto all’altro due quadri che sono riuniti per la prima volta dopo ottant’anni. Sono due quadri che vanno letti insieme e che hanno tutta una serie di allusioni all’alchimia e ai Tarocchi. Il primo è un ritratto di Max Ernst, opera di Leonora Carrington. È evidentemente un ritratto idealizzato e alchemico, che ci porta nel mondo dei Tarocchi. Quello che è interessante in questo quadro è la fusione fra due universi dei Tarocchi molto diversi fra loro, cioè l’universo dei Tarocchi di Marsiglia – tra i più tradizionali – e il Tarocco cosiddetto Rider-Waite che nasce nell’ambito dell’Ordine Ermetico della Golden Dawn, agli inizi del ventesimo secolo. In questo universo fa irruzione “il mago”, cioè Max Ernst, come lo vede in quegli anni la sua amante Leonora Carrington.

Max Ernst, “La vestizione della sposa” (1940).
Max Ernst, “La vestizione della sposa” (1940).

La mostra mette in dialogo il ritratto di Max Ernst di Leonora Carrington con la “Vestizione della sposa” dello stesso Max Ernst. Qui vediamo i consueti simboli alchemici, ma constatiamo anche l’importanza degli uccelli, e in particolare di un uccello, che Max Ernst chiamava “Loplop”. Era il suo spirito guida o animale totemico. I surrealisti erano molto interessati ai totem e agli spiriti guida, e Loplop ricorre spesso nei quadri di Ernst.

Subito dopo, la mostra ci propone un quadro triste e, se vogliamo, di grande attualità. “L’Europa dopo la pioggia II” è un quadro che Max Ernst inizia nel 1940, quando è ancora in Francia, e termina nel 1942 quando è negli Stati Uniti. Lo inizia alla fine della relazione con Leonora Carrington e lo termina nel periodo in cui è sposato con Peggy Guggenheim. Lo spirito di questo quadro appartiene al genere, inaugurato da Francisco Goya (1746-1828), dei disastri delle guerre. Qui i disastri sono quelli della Seconda Guerra Mondiale.

Max Ernst, “L’Europa dopo la pioggia II” (1940-42), particolare.
Max Ernst, “L’Europa dopo la pioggia II” (1940-42), particolare.

Questo scenario apocalittico di quella che stava diventando la più terribile guerra che l’umanità avesse mai conosciuto occupa quasi tutto il quadro, e al centro – quasi “uomini fra le rovine”, come avrebbe detto Julius Evola (1898-1974) – ci sono due personaggi. Uno è l’uccello Loplop, cioè l’animale totemico di Max Ernst – che è anche Max Ernst stesso – e l’altra è Leonora Carrington. Ma le rovine stanno coinvolgendo anche loro. La loro relazione così importante per la storia del surrealismo ma anche per la storia dell’esoterismo, sta finendo in mezzo a un’Europa che in qualche modo con la Seconda Guerra Mondiale finisce anche lei.

Incontreremo altri personaggi significativi nel prossimo articolo di questa serie.

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