Nell’Ottocento Torino è conquistata – per un certo periodo, più di altre città italiane – dalla moda dello spiritismo.
di Massimo Introvigne*
*Conferenza tenuta nella Sala Consiliare di Settimo Torinese (Torino) il 18 gennaio 2025.
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Una seconda linea che emerge nel proliferare di episodi di “spiritualità alternativa” nella Torino dell’Ottocento vorrebbe attirare l’attenzione della scienza ufficiale – e qualche volta la ottiene – ma non disdegna neppure la compagnia delle cosiddette scienze occulte. È la linea del vero e proprio occultismo e dello spiritismo – fratelli qualche volta collaboratori, spesso nemici – che rappresentava a Torino una presenza importante dagli inizi del diciannovesimo secolo. Possiamo vedere nascere questi interessi con i torinesi che cominciano a seguire lo stile di pensiero esoterico alla fine del Settecento, nell’intreccio fra illuministi e illuminati che – come il medico Giraud – prendono la strada di Lione per abbeverarsi nella città transalpina ai misteri di una massoneria esoterica, e di una filosofia della reintegrazione universale trasmessa da Jacques Martinez de Pasqually e da Louis-Claude de Saint-Martin e divulgata da Jean-Baptiste Willermoz (nel cui ambiente si ricevevano messaggi dalle solite “sonnambule” magnetizzate). Con la spedizione di Napoleone in Egitto sarà quella che è stata chiamata “egittomania” (o in senso meno negativo “egittosofia”) – cugina ambigua dell’egittologia – ad affascinare non pochi torinesi e a lanciarli sulla pista della riscoperta esoterica di temi dell’antico Egitto, che già avevano affascinato Cagliostro e l’ermetismo “illuminato” napoletano dell’ultimo Settecento.
Sarà fra l’altro un piemontese di Castellamonte, Antonio Lebolo, archeologo per lucro in Egitto sulla scia di Drovetti, a scoprire e a far rivendere in America alcuni papiri dall’apparenza misteriosa che sono oggi conosciuti da milioni di persone in quanto, acquistati dopo vari passaggi dal fondatore dei mormoni, Joseph Smith, furono da lui interpretati come “scritti di Abrahamo” e fanno oggi parte della “Perla di Gran Prezzo”, una delle scritture sacre del mormonismo.
Nei decenni successivi – mentre gli interessi occulti non vengono meno – crescono quelli spiritici, anche qui per la prossimità alla Francia di Allan Kardec, il padre dello spiritismo europeo. Nel 1856 è costituita a Torino la prima società spiritica italiana. Ne fa parte il vice presidente della Camera dei Deputati, Gaetano Demarchi, che tuttavia non assume la presidenza del gruppo spiritista torinese, questo ruolo essendo – opportunamente – riservato ad uno spirito. Erede di questo primo circolo è la Società Torinese di Studi Spiritici, fondata nel 1863, che inizia a pubblicare nel 1864 i famosi “Annali dello Spiritismo in Italia”. Animatore del gruppo è un tipografo e medium, Enrico Dalmazzo (che scrive con lo pseudonimo di Teofilo Coreni). Il gruppo continua ad essere vicinissimo al potere; nel 1865 prende la direzione degli “Annali” – con lo pseudonimo di Niceforo Filalete (che allude alle sue attività massoniche) – Vincenzo Scarpa, che era segretario del principe di Carignano ed era stato segretario di Cavour.
Senza troppo farlo sapere in giro, frequentava gli spiritisti anche Massimo d’Azeglio, che assicurava ad un amico di avere “viste cose, che avrei credute impossibili”, “e sai – aggiungeva – che non son credenzone”. Negli ultimi anni della sua vita, d’Azeglio riceveva la visita dello spirito di Cavour che – non meno severo di quanto fosse stato in vita – lo costringeva a faticosi “esercizii” senza trasmettergli “concetti” per cui non era ancora maturo: “Io scrivo sempre esercizii, e Cavour dice, che pazienti e riuscirò! (…) Ma scrivere concetti non ci riesco ancora. Chi mi avesse detto, 20 anni fa, che crederei (non dico agli spiriti, che ho sempre creduto nell’immortalità dell’anima) alle comunicazioni dirette degli spiriti!!!”.
Anche la tradizione spiritica continua a Torino per tutto il secolo, ed esplode con la clamorosa conversione del più famoso positivista della città, Cesare Lombroso, che – dopo essere rimasto a lungo scettico – capitola nel 1891 a Napoli di fronte alla medium più celebre della sua epoca, Eusapia Palladino: “Io sono molto vergognato e dolente – scriveva allora – d’aver combattuto con tanta tenacia la possibilità dei fatti così detti spiritici; dico dei fatti, perché alla teoria ancora sono contrario. Ma i fatti esistono e io dei fatti mi vanto di essere schiavo”.
Più tardi, dopo i fatti, verrà anche la teoria, e Lombroso si convertirà nel più convinto divulgatore dello spiritismo. I suoi testi circolano ancora oggi, tradotti in inglese, negli Stati Uniti. Né lo spiritismo termina con l’epoca d’ora di Eusapia Palladino; agli inizi del ventesimo secolo ne rinnova i fasti a Torino il medico Enrico Imoda, che fino alla sua morte nel 1911 garantisce una fama nazionale alla medium da lui “scoperta”, Linda Gazzera. Pochi anni più tardi sarà la volta di Libia Martinengo, dal cui ambiente, che si è organizzato nel gruppo di “Idea Spiritualista”, sono passati quasi tutti i personaggi che hanno avuto un ruolo nella Torino esoterica del Novecento. E più vicino ai giorni nostri non si possono dimenticare i “fenomeni” parapsicologici di Gustavo Adolfo Rol, insieme diversi e in qualche modo eredi di questa tradizione, la cui fama si è estesa anche all’estero e che ha trovato fedeli ammiratori perfino negli Stati Uniti.
Rol era un personaggio insieme ostile allo spiritismo e che non può essere ignorato quando si tratta di realtà ispirate in Italia alle esperienze della parapsicologia. I fenomeni paranormali di Rol hanno affascinato intere generazioni, hanno commosso e stupito molti grandi del mondo. I molti che lo hanno conosciuto bene portano con sé il ricordo di un uomo onesto, disinteressato, che non ha mai chiesto denaro, anzi ha contribuito generosamente del suo alle cause benefiche che gli stavano a cuore. Gran signore, Rol si è mantenuto ai margini della ricerca parapsicologica accademica, così che oggi non abbiamo studi scientifici su Rol sul tipo di quelli condotti all’Università della California e altrove su altri sensitivi del secolo XX.
Rol era peraltro infastidito da coloro che si interessavano esclusivamente ai suoi “fenomeni”. Nel 1975 scriveva: “Dopo tanto tempo non ho costruito nulla in voi; ho soltanto colmato molte ore della vostra noia, vi ho dato spettacolo (…). Almeno un piccolo tentativo avreste pur potuto farlo, quello di muovervi verso di me o almeno verso le cose altissime che mostro a voi ciechi, egoisti, indifferenti a quel che succede”.
Ma quali erano le “cose altissime” che Rol “mostrava”? Spesso amava dire che il suo insegnamento sarebbe stato reso noto soltanto dopo la morte, ed è in effetti solo negli ultimi anni che documenti inediti hanno cominciato ad affiorare. Rol si diceva cattolico credente e praticante, e certamente fra i suoi ammiratori si annoverano molti cattolici (alcuni dei quali noti e illustri). Non vi è ragione di dubitare della sua buona fede. Tuttavia, negli scritti pubblicati, emergono pure interessi esoterici, tra cui per la Società Antroposofica di Rudolf Steiner, di cui Rol non fece mai parte ma che il fratello Carlo, emigrato in Argentina, frequentava a Buenos Aires. Possiamo vedere così anche in Rol, molto dopo la fioritura ottocentesca, brillare in qualche modo la fiaccola delle spiritualità alternative.